Festival della Fotografia Etica: un mese di immagini per raccontare il mondo

Fino al 26 ottobre, la sedicesima edizione della rassegna propone oltre venti mostre, quasi 150 fotografi da 40 Paesi e un migliaio di immagini che intrecciano arte e impegno civile
September 26, 2025
Festival della Fotografia Etica: un mese di immagini per raccontare il mondo
“La tragedia di Gaza” del fotografo freelance palestinese, Loay Ayyoub, Vincitore Short story Award 2025 del Festival della Fotografia Etica di Lodi
Da oggi al 26 ottobre Lodi torna capitale della fotografia documentaria con la sedicesima edizione del Festival della Fotografia Etica. Per un mese intero la città si trasforma in luogo di incontro e riflessione: oltre venti mostre, quasi 150 fotografi da 40 Paesi e cinque continenti, un migliaio di immagini in grado di raccontare il mondo e di interrogarci sul presente.
«Attraverso le immagini si raccontano questioni sociali spesso dimenticate, che qui trovano spazio e voce - sottolinea il direttore Alberto Prina - Il linguaggio visivo ha la capacità di scuotere le coscienze e generare dialogo, creando ponti tra culture diverse. Così il pubblico non è solo spettatore, ma parte attiva di una riflessione più ampia che riguarda diritti, dignità, ambiente e memoria. È in questo intreccio tra arte e impegno civile che il Festival trova la sua vera forza e il suo senso più profondo».
Il cuore pulsante resta il "World Report Award – Documenting Humanity", che celebra quest’anno i suoi 15 anni, ospitato nella sede di Palazzo Barni. Tra i premiati spiccano Paths of Desperate Hope di Federico Ríos, dedicato al drammatico attraversamento del Darién, in Colombia, da parte di centinaia di migliaia migranti diretti verso gli Stati Uniti; Women’s Bodies as Battlefields di Cinzia Canneri sulle donne eritree e tigrine in fuga dalla dittatura e travolte dal conflitto nel Tigray; e In The Shadow of a Deadly Sky di Diego Fedele, tre anni di guerra in Ucraina raccontati senza sconti. Loay Ayyoub documenta The Tragedy of Gaza, mentre Md Zobayer Hossain Joati, nella sezione studenti, indaga le comunità di arti marziali del Bangladesh. La fotografia come testimonianza si concentra anche nello scatto vincitore della sezione "Single Shot": The Price of War di Afshin Ismaeli, che lega la mutilazione di un padre al silenzio del figlio.
La sezione "Uno Sguardo sul Mondo" si muove verso realtà spesso poco visibili: The Dark Side of Fast Fashion di Magnus Wennmann svela i costi nascosti della moda veloce, mentre Sudan Under Siege di Giles Clarke, ospitata in collaborazione con la Diocesi di Lodi all'interno della chiesa del Carmine, riaperta al pubblico per l'occasione, racconta la guerra civile e la perdita di memoria collettiva.
Presso la Cavallerizza lo "Spazio Storia" affronta il genocidio di Srebrenica a trent’anni di distanza, ricordando il fallimento della comunità internazionale. All’aperto, nei giardini pubblici, Ronan Donovan di National Geographic esplora il fragile rapporto tra uomo e lupo.
Nello Spazio No Profit si intrecciano storie di resilienza: dal calcio praticato dai non vedenti raccontato da Lorenzo Foddai, alle apicoltrici del Gambia seguite da Bente Stachowske; dalle protesi realizzate per le vittime di mine in Iraq nel reportage di Giammarco Sicuro per EMERGENCY, al drammatico racconto di Karol Grygoruk sulla condizione dei migranti in Europa.
Il percorso continua a Palazzo Modignani con Le vite degli altri: David Show segue gli allevatori del Galles, Khlif Skander documenta la lotta alla desertificazione in Tunisia, Jana Margarete Schuler racconta le “Luchadoras” di Ciudad Juarez e Adriana Zehbrauskas indaga la paternità come esperienza universale.
Per celebrare i quindici anni del World Report Award, l’ex chiesa dell’Angelo ospita una mostra-tributo con immagini di oltre settanta fotografi premiati e sostenuti dal Festival. Le proiezioni immersive amplificano l’esperienza visiva, trasformando la memoria in spettacolo collettivo.
Come da diversi anni, infine, Lodi ospita inoltre l’unica tappa lombarda del "World Press Photo 2025", oltre 150 scatti che da decenni rappresentano il punto di riferimento del fotogiornalismo globale.
Il Festival della Fotografia Etica di Lodi si conferma così non solo un appuntamento culturale, ma un laboratorio civile: un luogo dove le immagini diventano coscienza condivisa e dove la fotografia non smette di essere, prima di tutto, un atto di responsabilità.

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