giovedì 5 maggio 2022
Le (fragili) obiezioni alla proposta di legge approdata in Parlamento che vuole rendere reato l’utero in affitto anche se vi si ricorre all’estero
I bambini allineati nella hall di un albergo di Kiev durante il lockdown del 2020

I bambini allineati nella hall di un albergo di Kiev durante il lockdown del 2020 - Reuters

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«Perché proibire l’utero in affitto se ci sono donne che si prestano per altruismo?». «Se la Gravidanza per altri diventasse un reato, cosa succederebbe ai bambini? Verranno dati in adozione? Che crudeltà». Un coro di obiezioni si è alzato alla notizia che la Commissione Giustizia della Camera ha adottato il testo base della legge per rendere un reato il ricorso all’utero in affitto non solo in Italia, ma anche all’estero. Il testo base, composto da un solo articolo che integra la proibizione già prevista nella legge sulla Procreazione assistita, è quello proposto da Giorgia Meloni (FdI), che ne ricalca uno analogo firmato da Mara Carfagna (FI). «Spero che l’Italia diventi apripista di un salto di qualità nella difesa dei diritti umani», dice Carfagna in una intervista a Famiglia Cristiana. Ma come si può rispondere alle obiezioni che sono state espresse in questi giorni? Lo abbiamo chiesto a Francesca Izzo, filosofa, femminista e tra le fondatrici di 'Se non ora quando - libere', e a Daniela Danna, sociologa, autrice tra l’altro di Fare un figlio per altri è giusto. Falso (Laterza, 2017, euro 12).

OBIEZIONE 1 Si vuole vietare il ricorso alla Gpa anche all’estero perché la si considera uno sfruttamento del corpo della donna e una mercificazione della madre e del bambino. Ma ci sono donne che si prestano gratuitamente, per altruismo. Non si potrebbe proibire la Gpa 'commerciale' e autorizzare quella 'altruistica'?

Risponde Francesca Izzo. «La cosiddetta surrogata 'altruistica' non esiste, è frutto di ipocrisia. Possono verificarsi rarissimi casi di surrogata altruistica tra madre e figlia, tra sorelle, tra parenti o amici strettissimi. Ma la loro estrema marginalità non consente che li si assuma come riferimento in base al quale legiferare, autorizzando così la pratica della surrogata. La cosiddetta 'altruistica', che adotta sempre la forma del contratto e maschera sotto la formula ipocrita del 'rimborso spese' il passaggio di denaro, è nei fatti una 'commerciale' che si vergogna».

Risponde Daniela Danna. «L’altruismo è un pretesto per ottenere una legge che regolarizza i contratti, quindi la compravendita di neonati su commissione, ed è veramente un falso problema. Se una donna altruista vuole dare un figlio al padre biologico lo può già fare, non riconoscendo il figlio, che verrà riconosciuto dal padre. Come mai quindi nessuno lo fa in questo modo? Perché quello che importa agli acquirenti e alle agenzie, cliniche e avvocati che organizzano il commercio e che lucrano molti più soldi della madre, è che le donne non possano cambiare idea sulla cessione del figlio quando diventano madri, essendo obbligate da un contratto. La surrogata è la negazione della maternità, è la finzione che chi partorisce non sia la madre, cioè non abbia diritti relazionali sulla sua prole, sui figli usciti dal suo stesso utero. Per aderire a questa finzione le madri su commissione vengono pagate, non lo fanno per altruismo».

OBIEZIONE 2 Si dice che proibendo la Gpa si vogliono proteggere i bambini. Poi però si ipotizza che alle coppie che violano il divieto siano tolti i bambini e dati in adozione. Non è un controsenso?

Francesca Izzo: «Nessuno ipotizza di togliere il bambino nato da surrogata alla coppia e di darlo in adozione a terzi. Questo, oltre a essere un atto di crudeltà, violerebbe la legge, perché in genere il bambino ha il corredo biologico di uno o di entrambi i membri della coppia. La donna che non lo ha partorito non può essere però riconosciuta come madre. Deve intraprendere, come si sostiene anche nella sentenza del Tribunal universale (la Cassazione) spagnolo, la via dell’adozione del bambino, secondo le norme che regolano questo istituto».

OBIEZIONE 3 Con questa legge si mette a rischio l’autodeterminazione della persona, della donna in particolare.

Daniela Danna: «Il neonato sa chi è sua madre, è l’unico corpo che ha fisicamente conosciuto. L’autodeterminazione dei neonati è stare con la madre, suggerne il latte, riconoscerne l’odore e la voce. Se vogliamo chiamare autodeterminazione la facoltà di una donna che ha partorito (ovvero una madre) di rinunciare a questo legame, ciò avviene a scapito del neonato. Si fa con l’adozione, che avviene per cause di forza maggiore, e lascia ferite profonde nei figli, che normalmente cercano la madre (innanzitutto, poi sono interessati anche al padre), e anche nelle madri. Non si deve fare per creare un ennesimo mercato, di quelli che distruggono a poco a poco la salute, l’autodeterminazione, le relazioni umane».

OBIEZIONE 4 Si dice che i genitori committenti sono egoisti, persone in cerca di un figlio a ogni costo. Ma molte persone diventano genitori proprio per gli stessi motivi, cioè per realizzare un desiderio, non certo per altruismo nei confronti di una nuova vita.

Daniela Danna: «Sì, certo, molte persone hanno la capacità biologica di diventare genitori, altri non ce l’hanno o non la vogliono usare. Diventare genitori è (ancora, al momento) nella libera disponibilità di chi può farlo, e costituisce un diritto umano, a prescindere dalle motivazioni. Un diritto umano non può realizzarsi a scapito del diritto di altre persone: non posso pretendere che una donna mi consegni suo figlio (che rimane tale anche se l’ovulo proviene da me, perché lei ha portato avanti la gravidanza), quali che siano i miei nobili motivi. Il contratto di surrogazione di maternità è lo strumento per costringermi. Per questo va rifiutato e combattuto».

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