giovedì 19 ottobre 2023
Per il Parlamento Europeo non va considerata reato la surrogazione di maternità "solidale" (gratuita) o con passaggio di denaro ma senza costrizione. Un compromesso che è comunque un passo avanti
La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola durante una seduta dell'assemblea

La presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola durante una seduta dell'assemblea - Ansa

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È stato ufficialmente adottato, ieri a Strasburgo, il testo di compromesso per la riforma della Direttiva sul traffico di esseri umani, con l’inclusione nell’elenco anche della «maternità surrogata a fini di sfruttamento riproduttivo». Un testo, va sottolineato, che costituisce la posizione del Parlamento Europeo, in vista del negoziato con il Consiglio Ue (che rappresenta gli Stati membri) per arrivare al varo finale della normativa. Martedì 18 ottobre scadevano i termini per presentare obiezioni, ma poiché queste non sono arrivate, è stato considerato adottato, da procedura, il testo approvato in sede di Commissione sulle Libertà civili (Libe) dell’Europarlamento due settimane fa.

Il documento include nelle fattispecie della lotta al traffico anche «il matrimonio forzato, l'adozione illegale, la maternità surrogata a fini di sfruttamento riproduttivo». Soprattutto l’inclusione della surrogata è un fatto importante, anche se qui va ribadito ancora una volta che non include questa pratica tout court tra i reati, ma solo specificamente quella «a fini di sfruttamento riproduttivo ». In altre parole, è considerato reato da perseguire ai sensi della Direttiva solo la surrogata per i casi in cui si possa dimostrare che vi è stato sfruttamento, dunque coercizione di una donna. Certamente esclusa è così la cosiddetta «maternità surrogata solidale», e cioè donne che si mettono a disposizione gratuitamente per «aiutare » coppie che non possono avere figli.

Va detto che non è neanche chiaro se sia inclusa almeno la pratica commerciale: non basta che ci sia stato un passaggio di denaro, ma deve esser provato che la persona è stata costretta. Non a caso nei negoziati sul testo di compromesso alla Commissione Libe a lungo è stato discusso se includere la parola «commerciale» o meno, alla fine si è soprasseduto. Certo, commenta Nicola Speranza, segretario generale della Fafce (la Federazione delle associazioni delle famiglie cattoliche in Europa), «non si tratta ancora di un divieto tout court, perché non è questo lo scopo della direttiva. Ma si tratta, bisogna dirlo con forza, di un grandissimo passo in avanti, che noi chiediamo da tempo. Auspichiamo che il Consiglio prosegua su questa strada». Speranza ricorda inoltre che «si tratta di una direttiva che pone gli standard minimi in un ambito specifico come quello della tratta: un'abolizione universale della maternità surrogata resta necessaria e spetta agli Stati membri procedere in tal senso, anche via accordi intergovernativi».

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