martedì 31 marzo 2020
Approvato nel 2019 dal Parlamento britannico approfittando della lunga paralisi di quello nordirlandese, il testo ricalca la norma vigente in Inghilterra dal 1967. La protesta della Chiesa cattolica.
Il Parlamento di Belfast, "scavalcato" da quello britannico

Il Parlamento di Belfast, "scavalcato" da quello britannico

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Irlanda del Nord, entra in vigore la legge sull’aborto

Con il 31 marzo è entrata in vigore in Irlanda del Nord la nuova normativa sull’interruzione volontaria di gravidanza. Una legalizzazione introdotta il 22 ottobre scorso a seguito del «Northern Ireland (Executive Formation etc) Act 2019», testo approvato nel luglio dello stesso anno dal Parlamento britannico, che estende all’Irlanda del Nord l’Abortion Act in vigore nel resto del Regno Unito dal 1967. Westminster ha agito approfittando dello stallo triennale del Parlamento di Belfast, bloccato dal gennaio del 2017 per il mancato rinnovo della coalizione di unità nazionale tra la destra unionista protestante e la sinistra repubblicana cattolica. E così ha reso legale, insieme all’interruzione di gravidanza, anche il matrimonio tra persone dello stesso sesso.

«Questo è un giorno tragico per i bambini non ancora nati» ed è «un giorno triste per la nostra democrazia», avevano commentato i vescovi dell’Irlanda del Nord in una nota già all’indomani dell’approvazione della legge, sottolineando come «tutta la protezione esplicita per il nascituro fino a 28 settimane di gravidanza è stata rimossa nell’Irlanda del Nord, portando potenzialmente a uno dei regimi di aborto più liberali e non regolamentati al mondo».

La nuova normativa in vigore rende praticabile l’interruzione volontaria di gravidanza per qualsiasi ragione fino alla 12esima settimana di gravidanza. Il termine viene esteso alla 24esima settimana nei casi in cui la prosecuzione della gravidanza comporti un rischio per la salute fisica o mentale della madre. Nessun limite temporale è invece previsto qualora vi sia un rischio di vita per la gestante, così come nel caso in cui dall’analisi del feto risulti un grave handicap fisico o mentale.

Si pone inoltre il problema dell’obiezione di coscienza, già evidenziato dai vescovi nella loro nota: «Il nuovo quadro normativo dell'Irlanda del Nord dovrebbe dare a tutti gli operatori sanitari, compresi ostetriche, infermieri e personale ausiliario che lavorano negli ospedali e in altri contesti comunitari, il diritto di rifiutare di partecipare a qualsiasi aspetto della fornitura di servizi abortivi, oltre che all'atto diretto e intenzionale dell'aborto stesso».

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