«Aver incontrato Carlo Casini, un dono e una responsabilità»
di Redazione
Il “Rosario del 23” è un’esperienza di condivisione spirituale e intellettuale sempre più singolare e profonda. Per la figura che viene ricordata. E per le riflessioni di chi lo anima, mese dopo mese
Quella che segue è la testimonianza di don Dante Carolla al “Rosario del 23”, che il 23 di settembre – come a ogni ricorrere della stessa data, ogni mese – vede riunirsi online centinaia di persone per pregare insieme la Madonna nella memoria viva di Carlo Casini, entrato nella Vita eterna il 23 marzo 2020.
Iniziamo questo santo Rosario invocando Maria Santissima, la Madre di Dio e nostra, a cui ci rivolgiamo con immensa fiducia, particolarmente in questa circostanza in cui insieme recitiamo il Rosario con e per Carlo Casini ogni 23 del mese, cioè nel giorno – il 23 – che richiama il giorno della nascita al Cielo del nostro carissimo amico Carlo.
Iniziamo questo santo Rosario invocando Maria Santissima, la Madre di Dio e nostra, a cui ci rivolgiamo con immensa fiducia, particolarmente in questa circostanza in cui insieme recitiamo il Rosario con e per Carlo Casini ogni 23 del mese, cioè nel giorno – il 23 – che richiama il giorno della nascita al Cielo del nostro carissimo amico Carlo.
Oggi, martedì, diciamo i misteri dolorosi, meditiamo, dunque, i dolori di Gesù. Non molti giorni fa abbiamo celebrato la festa dell’esaltazione della Croce in cui abbiamo cantato delle parole che, senza la luce della fede, sembrerebbero folli: «Avanzano le insegne del Re», cioè la croce, il Re è Cristo crocifisso, abbiamo detto anche: «Ave o croce unica speranza». Dúlce lígnum, dúlces clávos, dúlce póndus sústinet: «Dolce legno, dolci chiodi che sostengono il dolce peso». Senza la fede queste parole sarebbero davvero pura follia. Come può essere dolce il legno della croce, come possono essere dolci i chiodi? Questo può avvenire solo per la potenza di Cristo, morto e risorto, che cambia le tenebre in luce, il dolore in gioia, la morte in vita. Alla luce di questa “follia” iniziamo questo nostro Rosario in comunione con Carlo: anche lui ha vissuto una vita che, agli occhi del mondo, poteva apparire solo “follia”.
Tutto il suo straordinario impegno per la vita nascente, cioè per la vita dei più piccoli dei piccoli, dei più poveri dei poveri, poteva apparire, per alcuni, una battaglia di retroguardia, una battaglia da bigotti, non da uomini moderni e illuminati. Invece non è affatto così: tutto il suo impegno è stato profetico, volto a costruire il presente e il futuro. Carlo, agendo laicamente, indicando a tutta la società il valore della vita umana dal concepimento – con il conseguente diritto alla vita –, ha edificato, nel tempo che il Signore gli ha dato su questa terra, le solide strutture portanti della fraternità e della pace. La sua fede è stata il motore del suo apostolato laico nella società e nella politica. Carlo ha scritto: «A chi contrasta i cristiani dicendo che essi pretendono di imporre la loro fede con la forza nella società civile bisogna rispondere che sta accadendo proprio il contrario: è giunto il tempo in cui la società civile ha un bisogno estremo della forza della fede cristiana per ritrovare sé stessa, per essere, semplicemente, una società civile».
Mi hanno molto colpito le testimonianze raccolte nel libro che mi ha regalato Marco Casini, uno dei figli, intitolato significativamente Di un amore infinito possiamo fidarci. Carlo Casini testimone profeta padre, curato da Francesco Ognibene. Mi limito a citare due brani. Il primo è tratto dalla testimonianza del cardinale Giuseppe Betori: «Un’antropologia, quella di Carlo Casini, che nella fede cristiana trovava fondamento e orientamento, ma che si nutriva di motivazioni razionali, così da poter essere condivisa anche nel confronto con il pensiero laico. Tutto questo era poi accompagnato dall’onorevole Casini con una testimonianza tutta concreta di cura della persona , del bambino non ancora nato e della madre, affidata ai Centri di Aiuto alla Vita. Quanti bambini debbono la loro esistenza all’opera di questi Centri e quante madri vi hanno trovato accoglienza e sostegno! Di tutto questo ero consapevole quando in forza delle responsabilità che andavo assumendo nella segreteria generale della Cei mi trovai a incontrarlo di persona più volte nelle stanze di Circonvallazione Aurelia a Roma per confrontarci sulle strategie del movimento e sulle necessità dei Centri. Di quegli incontri conservo ancora una viva memoria della passione e al tempo stesso della chiarezza concettuale, del limpido orizzonte di fede e della progettualità concreta con cui Carlo Casini mi esponeva esigenze e mi prospettava strade da imboccare... Erano dialoghi in cui apprendevo molto, soprattutto grazie alla sua esperienza parlamentare, prima italiana e poi europea, in un momento in cui la Chiesa italiana cominciava a doversi misurare con il mondo dell’Europa, così diverso rispetto al nostro Paese proprio su questi temi dell’etica della vita che stavano a cuore a Casini non meno che alla Cei».
L’altro è tratto dalla testimonianza di don Silvio Zannelli, giovane sacerdote della nostra diocesi di Firenze. Il titolo del contributo mi sembra particolarmente significativo – “Il suo aspetto più prezioso: la Messa quotidiana” –, così come il brano che riporto. Racconta don Silvio: «Nel periodo in cui sono stato viceparroco nella parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio a Firenze ho potuto constatare e conoscere da vicino quello che ritengo l’aspetto più intimo e più prezioso della vita di Carlo: il suo giornaliero appuntamento con Gesù Eucaristia nella Santa Messa. Sempre accanto a sua moglie Maria e ai propri familiari. La Santa Messa era il cuore delle sue giornate, ciò che ricercava e lo animava. Grazie a questo appuntamento quotidiano ho potuto conoscere Carlo più da vicino e avere occasioni di incontro in cui ci scambiavamo idee, esperienze, anche di fede. Aveva un tratto sempre fraterno nelle parole e nei modi, era attento nei miei confronti, ispirava fiducia e confidenza. Un vero privilegio. Questa nostra amicizia era suggellata dal sacro vincolo che unisce le anime tra loro: Cristo– il Vivente –, chiave ermeneutica di ogni conoscenza, che ha aperto anche a me la comprensione di Chi animasse davvero il cuore e la volontà di un’esistenza spesa interamente a difesa della vita. Un impegno gravoso e, immagino, sofferto, ma soprattutto consapevole della sua sacralità perché dove vi è Cristo vi è Colui che rivela il mistero stesso della vita: il volto amorevole del Padre che ci chiama a diventare figli».
Ricordo benissimo che Carlo ha assunto questo impegno culturale, sociale e politico, spinto dall’associazionismo cattolico e incoraggiato dall’allora arcivescovo di Firenze, cardinale Benelli.
Avere incontrato un uomo come Carlo Casini è un grande dono, ma è anche una grande responsabilità. Il cristiano, il cattolico, è chiamato, come Carlo, a umanizzare la società e la comunità tutta e questo vale anche per noi oggi per tutti gli aspetti che riguardano la dignità della persona umana a partire dal concepimento. I testimoni come Carlo Casini sono il modello di questa nuova umanità.
Per questo siamo felici che si prospetti l’apertura della causa di beatificazione di Carlo Casini. Accompagniamo con la preghiera questa nuova fase che si apre nella storia di Carlo per la gloria di Cristo e per l’edificazione del popolo di Dio.
Non sei ancora abbonato alla newsletter settimanale gratuita di Avvenire su Vita, Bioetica e Cura? CLICCA QUI. Se già sei iscritto a proposte informative digitali di Avvenire invece CLICCA QUI.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






