mercoledì 28 febbraio 2024
Il voto del Senato, che ha bocciato gli ultimi tentativi di fermare la riforma voluta da Macron, spiana la strada alla riforma del testo costituzionale, che parlerà di «libertà garantita alla donna»
Il premier francese Gabriel Attal interviene al Senato durante il dibattito sulla riforma costituzionale

Il premier francese Gabriel Attal interviene al Senato durante il dibattito sulla riforma costituzionale - Ansa

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Dopo il voto al Senato, giunge in Francia in dirittura d’arrivo il controverso progetto di costituzionalizzazione dell’aborto voluto dal presidente Emmanuel Macron. Largo lo scarto: su 317 voti espressi, 267 i senatori favorevoli e 50 i contrari. Anche i deputati all’Assemblea Nazionale si erano già pronunciati a favore. Il voto definitivo a camere riunite, nel formato del Congresso, dovrebbe giungere lunedì 4 marzo, secondo gli auspici dell’esecutivo. Al Senato non è stato dunque ascoltato il presidente neogollista dell’emiciclo, Gérard Larcher, fra i contrari, secondo il quale «la Costituzione non è un catalogo di diritti sociali».

Gran parte del dibattito fra i senatori ha riguardato la proposta neogollista di emendamento per correggere l’espressione «libertà garantita» contenuta nel provvedimento, togliendo l’aggettivo considerato da alcuni problematico anche per ipotetiche ripercussioni sul diritto del personale ospedaliero all’obiezione di coscienza. Ma l’emendamento alla fine è stato bocciato.
È così rimasto inalterato l’unico articolo della modifica costituzionale già approvato dai deputati, che recita: «La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza». A questo punto l’approvazione finale della settimana prossima appare ben più che probabile.

Fra i senatori tenacemente contrari c’è anche chi ha ricordato che l’aborto è già garantito da decenni, e con numero di aborti in continua crescita (234mila nel 2022, record assoluto 17mila in più in un solo anno; in Italia sono stati 63.653, un dato in continuo calo). Ma per tanti altri Parigi invierà così «un segnale» di portata non solo nazionale.

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