Virginia Apgar, la pediatra che continua a salvare neonati col suo “Indice”

Chiunque abbia figli conosce il suo nome, associato al punteggio dei bambini alla nascita. Ma pochi sanno chi sia questa donna che ha salvato innumerevoli vite umane
July 11, 2025
Virginia Apgar, la pediatra che continua a salvare neonati col suo “Indice”
Virginia Apgar (1909-1974)
Trent’anni fa, nel 1995, fu inserita tra altre 18 donne importanti nella National Women’s Hall of Fame a Seneca Falls, New York. Nel 1965, il Mount Holyoke College le aveva conferito il titolo di “dottore in scienze”. Tutti conoscono l’Apgar score, che ha preso il suo cognome, oggi adottato nelle sale parto di tutto il mondo e grazie al quale i neonati vengono valutati tempestivamente. Ma pochi conoscono la genialità della dottoressa Virginia Apgar, pediatra statunitense che nel 1952 ideò una scala di punteggi per valutare la salute dei bambini alla nascita basandosi su cinque parametri (colore della pelle e aspetto, riflessi, tono muscolare, respirazione, frequenza cardiaca, riflessi) e capire quindi se avessero bisogno di ulteriori accertamenti o cure specifiche. Il punteggio totale alto indica un bambino sano, quello basso segnala problemi urgenti che richiedono attenzione. «Nessuno, nessuno deve smettere di respirare accanto a me!», diceva la pediatra.
«Dell’Indice Apgar abbiamo sentito parlare tutti, ma non molti sanno che dietro c’è proprio una straordinaria figura femminile», sottolineato la scrittrice Sara Rattaro, presentando il romanzo di Emilia Covini intitolato “Virginia Apgar. L’intuizione geniale”, pubblicato da Morellini. Nata a Westfield il 7 giugno 1909 e scomparsa a New York il 7 agosto 1974, Virginia disse «di non essersi sposata perché non aveva trovato un uomo che sapesse cucinare». Non ebbe figli «ma era spiritosissima con i bambini e aveva molti interessi», sottolinea l’autrice. Il suo sogno era diventare un chirurgo, ma nonostante l’impegno e i risultati raggiunti riscontrò con amarezza che gli ospedali preferivano affidare l’incarico agli uomini. Così si avvicinò all’anestesia ostetrica, che diventò una passione. La dottoressa fu subito colpita dall’elevata mortalità dei neonati e dalla scarsa attenzione nei loro confronti. Sicura che molti di loro potevano essere salvati, dedicò la sua vita a questa missione.
«Quando ormai il codice Apgar era conosciuto non solo negli Stati Uniti ma anche in
Il libro di Emilia Covini su Virginia Apgar - .
Il libro di Emilia Covini su Virginia Apgar - .
Europa e lei era ormai in pensione, andò a lavorare per un’associazione che si occupava di malformazioni congenite». Purtroppo, osserva Covini, «è stata dimenticata anche negli Stati Uniti, benché grazie a lei sono stati salvati tanti neonati, valutati immediatamente per poter intervenire in loro soccorso. Si dice infatti che alla nascita ogni bambino venga guardato per la prima volta attraverso gli occhi di Virginia Apgar». E si stima che ne abbia assistiti circa 17mila. Nell’archivio del college da lei frequentato, l’autrice ha ritrovato diverse lettere scritte dalla dottoressa in risposta a donne in gravidanza che le presentavano i problemi riscontrati e le chiedevano consigli.
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