«Teniamoci cari i mitocondri. Vi spiego perché, e come fare»
Cosa sono, come funzionano, a cosa servono, e come farseli alleati: parla Enzo Soresi, che a questi organelli decisivi per la nostra vita ha dedicato studi di frontiera. Con un libro che li spiega

All’interno delle nostre cellule albergano degli “intrusi” senza i quali non solo non potremmo vivere ma neppure svolgere una qualsiasi delle attività che occupano le nostre giornate. Si chiamano “mitocondri” e all’origine – parliamo di miliardi di anni fa – stando alla teoria scientifica più accreditata, erano dei batteri ancestrali che per continuare a vivere in una atmosfera terrestre sempre più satura di ossigeno si insediarono nelle cellule eucariote dando avvio alla vita biologica complessa come oggi la conosciamo. In cambio della protezione dal mondo esterno, i mitocondri diedero alle cellule delle specie viventi, sia animali che vegetali, la possibilità di disporre di energia continua per potere svolgere tutte le loro complesse funzioni. Da qui la definizione del mitocondrio come “centrale elettrica” cellulare.
Considerati fino a non molti anni fa come degli elementi certamente importanti per la nostra biologia, ma poco studiati, negli ultimi anni questi organelli hanno invece attirato una attenzione crescente. Il motivo è presto detto: i mitocondri sono presenti in tutte le cellule, e in particolare in tutti gli organi e apparati vitali (muscoli, cuore, cervello, polmoni) intervenendo in modo determinante nei processi di salute, di malattia e di invecchiamento. Ne deriva che conoscere i mitocondri corrisponderebbe a svelare i segreti della prevenzione e persino della possibilità di invecchiare in salute.
Il segreto dei mitocondri. Strategie biomediche per vivere meglio e più a lungo (Utet) è il titolo del libro che, con Enzo Soresi, primario emerito di Pneumologia dell’Ospedale Niguarda di Milano e grande divulgatore delle tematiche inerenti la prevenzione e i corretti stili di vita, abbiamo dedicato a questi straordinari organelli. Lo stesso Soresi, 87 anni, è l’esempio vivente del fatto che si possa invecchiare bene: svolge ancora, seppure in modo più calibrato, l’attività di medico, studia e legge continuamente, viaggia, coltiva le amicizie, collabora a ricerche mediche con altri colleghi, anche giovanissimi, si appassiona all’arte, al teatro e al cinema. È ovviamente convinto che il “direttore d’orchestra” di tutto il nostro corpo, vale a dire il cervello, debba sempre appassionarsi alle varie forme e meraviglie dell’esistere.
Professor Soresi, come mai, da oltre dieci anni, ha deciso di dedicare una attenzione particolare al ruolo svolto dai mitocondri nella nostra salute?
«Prima di tutto è importante capire cosa sono i mitocondri. Si tratta di batteri presenti sulla Terra da quattro miliardi di anni che, due miliardi di anni fa, facendo il loro ingresso in una cellula ospite con un meccanismo di endosimbiosi, hanno dato vita alla cellula eucariota e al loro sviluppo sia nel mondo animale che vegetale. Si tratta di miliardi di mitocondri presenti in tutte le cellule la cui funzione è quella di produrre energia. Noi siamo come un motore ibrido per cui se mangiamo carboidrati la cellula li elabora e li fornisce ai mitocondri, se mangiamo grassi e proteine (alimentazione chetogenica) nutriamo direttamente i mitocondri e questi producono Atp (adenosintrifosfato) che rappresenta il combustibile cellulare. Il segreto del nostro benessere è quello di mantenere in buona salute i nostri mitocondri . Essi infatti, se si trovano in una cellula infiammata, modificano il loro metabolismo in quanto il loro obiettivo è sopravvivere, creando seri danni al nostro organismo. Oltre all’attività fisica, che li rende felici, soprattutto se svolta in ambienti naturali, è fondamentale che siano ben nutriti. Esistono degli esami molto semplici, ma purtroppo non molto diffusi né conosciuti, per valutare se i nostri mitocondri sono in buona salute o meno».
«Prima di tutto è importante capire cosa sono i mitocondri. Si tratta di batteri presenti sulla Terra da quattro miliardi di anni che, due miliardi di anni fa, facendo il loro ingresso in una cellula ospite con un meccanismo di endosimbiosi, hanno dato vita alla cellula eucariota e al loro sviluppo sia nel mondo animale che vegetale. Si tratta di miliardi di mitocondri presenti in tutte le cellule la cui funzione è quella di produrre energia. Noi siamo come un motore ibrido per cui se mangiamo carboidrati la cellula li elabora e li fornisce ai mitocondri, se mangiamo grassi e proteine (alimentazione chetogenica) nutriamo direttamente i mitocondri e questi producono Atp (adenosintrifosfato) che rappresenta il combustibile cellulare. Il segreto del nostro benessere è quello di mantenere in buona salute i nostri mitocondri . Essi infatti, se si trovano in una cellula infiammata, modificano il loro metabolismo in quanto il loro obiettivo è sopravvivere, creando seri danni al nostro organismo. Oltre all’attività fisica, che li rende felici, soprattutto se svolta in ambienti naturali, è fondamentale che siano ben nutriti. Esistono degli esami molto semplici, ma purtroppo non molto diffusi né conosciuti, per valutare se i nostri mitocondri sono in buona salute o meno».
Cosa aggiunge tutto ciò alla pratica quotidiana del medico?
«Il mio ultimo libro Il segreto dei mitocondri nasce da un percorso biologico assai complesso che ha portato il medico a doversi confrontare con alcune novità che rendono assai difficile la gestione del paziente. Oltre ad approfondire la salute dei nostri mitocondri, con gli esami a cui accennavo, oggi dobbiamo tenere conto di un nuovo “organo” scoperto da pochi anni e noto come “microbiota intestinale”: si tratta di miliardi di batteri con cui ci contaminiamo nei primi quattro anni di vita che producono neurotrasmettitori, o comunque sostanze di vario tipo, che possono favorire salute o malattia. Non a caso il nostro intestino è stato definito il “secondo cervello”. In questo ultimo libro riporto tre casi clinici, fra cui un caso di sclerosi multipla, indotta da un alterato microbiota fecale. Mi sono pertanto organizzato con una biologa nutrizionista in grado di interpretare l’esame che propongo ai miei pazienti, frutto anche di analisi dei dati attraverso algoritmi specifici di intelligenza artificiale, al fine di modificare con probiotici, prebiotici e alimentazione ad hoc la componente di quest’organo che, negli ultimi dieci anni, sta in un certo qual modo rivoluzionando la medicina».
«Il mio ultimo libro Il segreto dei mitocondri nasce da un percorso biologico assai complesso che ha portato il medico a doversi confrontare con alcune novità che rendono assai difficile la gestione del paziente. Oltre ad approfondire la salute dei nostri mitocondri, con gli esami a cui accennavo, oggi dobbiamo tenere conto di un nuovo “organo” scoperto da pochi anni e noto come “microbiota intestinale”: si tratta di miliardi di batteri con cui ci contaminiamo nei primi quattro anni di vita che producono neurotrasmettitori, o comunque sostanze di vario tipo, che possono favorire salute o malattia. Non a caso il nostro intestino è stato definito il “secondo cervello”. In questo ultimo libro riporto tre casi clinici, fra cui un caso di sclerosi multipla, indotta da un alterato microbiota fecale. Mi sono pertanto organizzato con una biologa nutrizionista in grado di interpretare l’esame che propongo ai miei pazienti, frutto anche di analisi dei dati attraverso algoritmi specifici di intelligenza artificiale, al fine di modificare con probiotici, prebiotici e alimentazione ad hoc la componente di quest’organo che, negli ultimi dieci anni, sta in un certo qual modo rivoluzionando la medicina».
Da quale motivazione nasce il suo impegno nella divulgazione al grande pubblico di queste conoscenze?
«Nasce anche dalla mia esperienza all’Ospedale di Niguarda a Milano. Trovandomi all’epoca in un reparto di Pneumologia in cui la prevalenza dei pazienti era affetta da tumori polmonari inoperabili, avevo aderito ad associazioni europee e americane che proponevano protocolli di chemioterapie talmente aggressivi che rischiavamo di perdere pazienti solo con la tossicità dei chemioterapici, avendo come risultati finali sopravvivenze inferiori agli otto mesi. Quando chiesi al professor Edoardo Boncinelli – da poco scomparso – se considerasse la medicina una attività scientifica mi rispose che secondo lui si trattava di una scienza in progress. A mio avviso la medicina è, invece, una tecnica che si avvale di altre scienze, dapprima l’anatomia poi la biochimica quindi la fisiologia, e ora negli ultimi trent’anni la biologia, e fra non molto, probabilmente, la fisica quantistica.
«Nasce anche dalla mia esperienza all’Ospedale di Niguarda a Milano. Trovandomi all’epoca in un reparto di Pneumologia in cui la prevalenza dei pazienti era affetta da tumori polmonari inoperabili, avevo aderito ad associazioni europee e americane che proponevano protocolli di chemioterapie talmente aggressivi che rischiavamo di perdere pazienti solo con la tossicità dei chemioterapici, avendo come risultati finali sopravvivenze inferiori agli otto mesi. Quando chiesi al professor Edoardo Boncinelli – da poco scomparso – se considerasse la medicina una attività scientifica mi rispose che secondo lui si trattava di una scienza in progress. A mio avviso la medicina è, invece, una tecnica che si avvale di altre scienze, dapprima l’anatomia poi la biochimica quindi la fisiologia, e ora negli ultimi trent’anni la biologia, e fra non molto, probabilmente, la fisica quantistica.
Grazie alle nuove ricerche di quella disciplina che indaga i rapporti tra cervello, sistemi nervoso, endocrino e immunitario e a come l’ho vissuta progressivamente attraverso le scoperte della biologia, mi sono reso conto dell’importanza di divulgare questi concetti in modo semplice per dare modo a chiunque di capire come la vera grande prevenzione nasca dalla nostra consapevolezza di come gestire al meglio il nostro organismo. Fu poi, negli anni Novanta, grazie all’amicizia con il filosofo Umberto Galimberti che mi provocava dicendo che la medicina si occupava solo degli organi a livello specialistico, avendogli spiegato che alla luce delle nuove scoperte della biologia la medicina vada considerata olistica, mi invitò a scrivere un libro che raccontasse questi nuovi concetti e la mia personale esperienza di medico.
Nacque così il mio primo libro dal titolo Il cervello anarchico, continuamente ristampato fino a oggi, che mi ha portato in giro per l’Italia a presentarlo, in sedi spesso lontane dalla medicina, spesso di natura sociale, filosofica e letteraria. Il libro, forte di oltre quattordici ristampe, è ricco di casi clinici abbastanza singolari e sempre comunque spiegati dalle implicazioni biologiche del nostro organismo, non ultimo l’effetto placebo. Attraverso l’incontro con un pubblico generico mi sono reso conto di quanta voglia ci sia di conoscere come prendersi cura consapevolmente, in prima persona, del proprio corpo e della propria mente, e di quelli dei propri cari».
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