Maria sposa in terapia intensiva. Il “sì” col pollice alzato
Matrimonio religioso nel reparto dell’Ismett di Palermo dove si è sposata la giovane (maltese come il marito, e il prete celebrante) affetta da una grave miocardite che mette a rischio la sua vta

Il “sì” tanto desiderato l’ha espresso semplicemente alzando il pollice, tutto ciò che può fare adesso. Ma quello che conta è che il consenso fosse chiaro e inequivocabile: e pur essendo ancora in pericolo di vita per una grave forma di miocardite, Maria senza ombra di dubbio voleva sposare con nozze religiose quello che civilmente era già suo marito. Una cerimonia per la quale attendevano entrambi che lei stesse meglio, per poterla celebrare con tutta la solennità che desideravano, in una chiesa, attorniati dalle loro famiglie e dagli amici. Ma il sacerdote che li segue gli ha saggiamente suggerito di non perdere tempo, e al posto della chiesa di “accontentarsi” del reparto di terapia intensiva dell’Ismett di Palermo, dove Maria è ricoverata in condizioni critiche ormai da alcune settimane.
Giovane maltese come il marito, Maria è stata presa in carico dall’Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione – riferimento per le cure di frontiera in tutta l’area del Mediterraneo – grazie all’accordo di cooperazione sanitaria tra Regione Sicilia e Malta, che prevede la possibilità per i cittadini della Repubblica isolana di accedere a trattamenti salvavita con trasferimenti di emergenza come quello attivato per Maria. Per prelevarla a Malta si è mossa in elicottero l’équipe di Terapia intensiva dell’Ismett guidata dalla responsabile Giovanna Panarello. Una volta stabilizzata e collegata all’Ecmo (Extra Corporeal Membrane Oxygenation) Maria ha superato la fase acuta della crisi ed è arrivata in Sicilia in condizioni di sicurezza, seguita poi giorno dopo giorno, per settimane, da medici, infermieri e operatori sanitari del centro di eccellenza palermitano, abituati a gestire pazienti nelle sue condizioni: l’Ismett accoglie infatti da tempo malati non italiani bisognosi di cure altamente specializzate con il suo Programma pazienti internazionali, tanto che oggi il 3% dei casi seguiti a Palermo giunge dall’estero.
Ma per Maria il ricovero e le incognite sulla sua stessa vita potevano significare la fine del sogno di sposarsi anche con rito religioso. Fervente cattolica come il marito, ha quindi accettato la proposta del parroco, giunto espressamente da Malta a Palermo insieme ai parenti più stretti per celebrare le nozze. «Un gesto d’amore e di speranza in un momento così delicato» lo definisce il centro clinico siciliano, dove il matrimonio religioso è stato appena celebrato al letto della paziente con tutto l’indispensabile e nella massima sicurezza sanitaria. Cinzia Di Benedetto, direttrice sanitaria di Ismett, parla di «grande gioia per tutto il personale» nel «vedere quanto l’amore possa dare forza anche nei momenti più difficili. Siamo orgogliosi di aver contribuito a realizzare questo desiderio». La terapia migliore, è ormai noto anche alla scienza, è un mix di gioia e di speranza: quando si mescola con l’amore coniugale e la fede, poi, diventa un rimedio da Nobel per la medicina.
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