La politica (con il Vangelo della vita) può aprire le porte del cielo

Shahbaz Bhatti e Carlo Casini «figure esemplari di laici cristiani, ciascuno fedele alla propria storia e alla propria chiamata»: la lectio del cardinale vicario Baldassarre Reina al convegno in Senato riflettendo sulle appassionanti biografie di due uomini di fede del nostro tempo
October 7, 2025
La politica (con il Vangelo della vita) può aprire le porte del cielo
Il cardinale vicario Baldassarre Reina durante il suo intervento in Senato
Pubblichiamo il testo integrale della lectio del cardinale Baldassarre Reina, vicario del Papa per Roma, al convegno del 29 settembre al Senato su Shahbaz Bhatti e Carlo Casini come figure di santità nella politica
Buon pomeriggio a tutti voi e grazie per questo invito. Il mio più cordiale saluto va agli illustrissimi senatori e parlamentari, ai relatori, ai partecipanti, agli organizzatori che con tanta cura hanno promosso questa iniziativa. Leggo nel programma il nome di diverse realtà associative che hanno promosso questo convegno. Mi rallegro, perché ravviso in questa partecipazione il segno della feconda opera di evangelizzazione dei due protagonisti di questo incontro: Shahbaz Bhatti e Carlo Casini. Mi tratterrei con voi per tutta la durata del convegno, ma purtroppo, non potrò restare oltre il mio intervento per impegni precedentemente assunti. Accompagno fin d’ora con la mia benedizione questa iniziativa sicuramente portatrice di bene.
«L'uomo è la prima e fondamentale via della Chiesa». Questa frase - che si trova nella prima enciclica di Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, ripresa dallo stesso pontefice nella Centesimus annus e in diverse altre occasioni - costituisce l’essenza del pensiero Sociale della Chiesa e dell’impegno politico di Bhatti e di Casini. Il pensiero Sociale della Chiesa è un’attualizzazione del Vangelo in vista in ciò che vivono gli uomini e le donne di ogni tempo. Il Vangelo è sempre lo stesso, la storia cambia. I pilastri di questo prezioso bagaglio ecclesiale sono la sacralità della vita umana, la solidarietà, la sussidiarietà, la pace, la giustizia e il bene comune.
La politica per sua natura è chiamata a svilupparsi attorno a questi grandi pilastri ma per diversi motivi, può capitare o è capitato che nel tempo sono stati calpestati o strumentalizzati. Ricordiamo la famosa espressione di san Paolo VI che rimane, ancora oggi, una delle definizioni più belle della politica come la più alta forma di carità.
Shahbaz Bhatti e Carlo Casini hanno detto e dimostrato che non esiste solidarietà senza sussidiarietà, che non si può realizzare la pace senza la tutela della vita umana, che non esiste bene comune senza giustizia, che non esiste dignità della persona senza il suo rispetto dal concepimento alla morte naturale, che non esiste famiglia senza la declinazione completa del pensiero sociale della Chiesa. Sono stati testimoni credibili e per questo vanno celebrati.
Bhatti e Casini - figure esemplari di laici cristiani, ciascuno fedele alla propria storia e alla propria chiamata - non solo hanno agito nel solco del pensiero Sociale della Chiesa, ma ciascuno, secondo il proprio carisma, l’ha arricchita e aggiornata, accogliendo fino in fondo senza riserve la Parola di Gesù: «Qualunque cosa avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatta a me». Shahbaz e Carlo hanno preso sul serio questa Parola del Signore senza trascurare tutte le altre, e sulla Parola hanno gettato le reti della loro vita. «L’uomo è la prima e fondamentale via della Chiesa», appunto.
Carlo e Shahbaz hanno riconosciuto il volto del Signore nei fratelli e nelle sorelle perseguitati anche legalmente a causa della fede, e in coloro – anch’essi nostre sorelle e nostri fratelli – che sono concepiti e non ancora nati: anch’essi perseguitati dalla mentalità dello scarto e da leggi ingiuste. Entrambi erano convinti che la forza vivificante del Vangelo è per tutta la società, per tutta la comunità degli uomini e che nessun ambito del vivere civile – politica compresa - è estraneo allo sguardo sull’uomo.
Non si tratta di “imporre” una determinata impostazione religiosa o di difendere la Chiesa, le sue istituzioni, i suoi territori; si tratta, invece, di offrire al mondo le energie e la chiarezza della fede per difendere l’uomo in quanto tale, dalle minacce e dalle aggressioni di ogni genere; per promuovere i valori civili, per fondare i diritti umani sull’uomo e non sulle ideologie. Ed è proprio nella difesa dei diritti dell’uomo che la loro figura brilla di luce intensa. Essi hanno accolto il grido evangelico in difesa dei poveri del mondo, di quanti sono minacciati, disprezzati e oppressi nei loro diritti umani fondamentali: il diritto alla vita, il diritto alla libertà religiosa.
Questo ha fatto Bhatti difendendo anche nella politica le minoranze religiose vittime di ingiustizie; questo ha fatto Casini facendosi voce di quella grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare, i bambini non ancora nati. Alla luce della loro testimonianza si comprende cosa significa quanto è scritto nella Octogesima Adveniens: «La politica è una maniera esigente, anche se non la sola, di vivere l'impegno cristiano a servizio degli altri». Il loro esempio è un messaggio per tutti coloro che hanno responsabilità politiche e istituzionali.
La loro testimonianza li accomuna profondamente, nonostante Bhatti e Casini fossero in apparenza così diversi. Diversi per età (classe 1935 Casini; classe 1968 Bhatti), tempo vissuto sulla terra (85 anni Casini, 43 anni Bhatti); nazionalità (pakistano uno, italiano l’altro); stato sociale (celibe Bhatti, coniugato e padre Casini); incarichi istituzionali (ministro per le minoranze Bhatti, parlamentare italiano ed europeo Casini). Diversi il contesto culturale, politico, religioso e sociale. Diverse anche le modalità con cui sono nati al Cielo: uno assassinato il 2 marzo 2011 sotto casa per la sua opposizione alle leggi sulla blasfemia, l’altro nato al Cielo il 23 marzo 2020, divorato da una malattia atroce che non perdona. Eppure, entrambi sono, appunto, sostanzialmente uniti. Li unisce la sorgente comune del Vangelo a cui hanno attinto forza, coraggio, perseveranza, speranza, capacità di amare gli emarginati, gli oppressi, i dimenticati, i rifiutati, gli espulsi dalla società. Li unisce la costante fedeltà alla Chiesa che proprio nel volto dei santi di tutte le epoche e di tutti i continenti riflette la sua universalità; li unisce la coerenza col Magistero, la volontà di vincere il male con il bene, la fiducia nella misericordia di Dio. Di entrambi si potrebbe dire con san Paolo: «ho terminato la corsa, ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede».
Li unisce un rigoroso impianto morale che non è moralismo, ma intima adesione alla verità dell’uomo pervasa di carità verso tutti. Uniti perché entrambi tralci innestati nella vite. Per questo le loro esistenze hanno portato molto frutto anche dopo la loro nascita al Cielo. Di entrambi si può dire con il Salmista: «È come albero piantato lungo corsi d'acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene» (Sal 1).
Altri aspetti che li accomunano sono il realismo evangelico, la feconda tensione tra contemplazione e azione, la ricerca del dialogo anche con gli avversari politici, la frequentazione dei palazzi del potere senza che ciò abbia scalfito la loro sobrietà, lontani com’erano dalla vanità degli onori, dalla ricerca del successo personale, dal piacere delle ricchezze. L'umiltà serena e gioviale, l’intelligenza illuminata dalla fede, la mitezza nelle asperità, l’intima gioia dell’unione con Cristo Salvatore e Redentore - Via, Verità e Vita - hanno dato a Bhatti e a Casini quella fiduciosa fortezza interiore che li ha sostenuti nelle avversità, nelle incomprensioni, nelle delusioni e che è rimasta tale anche di fronte alla morte violenta per Bhatti e alla malattia inguaribile per Casini.
Mi hanno colpito alcune testimonianze che ho letto riguardanti rispettivamente Bhatti e Casini. Si legge per esempio di Bhatti: «Continuava ad andare incontro a tutti: poveri, studiosi islamici, leader politici e religiosi, gente comune. Il suo ufficio era continuamente invaso da persone che si recavano da lui anche solo per parlare o avere qualche consiglio. E lui non mandava via nessuno». Analogamente si legge di Casini: «Mi ha sempre colpito la sua incredibile bontà nei rapporti con tutte le persone che incontrava a cui non si sottraeva mai e con cui accettava di intrattenersi, anche quando aveva fretta oppure tanto lavoro da svolgere. A Firenze venivano spesso alcuni poveri a raccontargli i loro guai che lui prendeva sempre in seria considerazione. Diceva: “Devo rendere conto a Dio del mio comportamento: i poveri che bussano alla mia porta non devono mai essere respinti”».
L’accostamento di Bhatti e Casini mostra che la Chiesa e il Vangelo sono davvero universali, che la Fede non ha confini o terreni privilegiati per fiorire, perché la santità è la vocazione di ogni battezzato. La santità riguarda anche coloro che operano nella dimensione pubblica massimamente rappresentata dall’impegno politico, a diversi livelli. Dobbiamo riflettere sul fatto che la politica, correttamente intesa e soprattutto correttamente vissuta è forse il terreno più difficile in cui si scontrano visioni, a volte opposte e polarizzate della realtà e della verità dell’uomo.
San Giovanni Paolo II ha scritto che nella dimensione politica la “cultura della morte” ovvero la “congiura contro la vita” «presenta il suo aspetto più sovversivo e conturbante» (enciclica Evangelium vitae, 18). Essere fedeli al Vangelo, avere sempre come faro la propria adesione profonda al Gesù crocifisso, non tradire e non abbandonare mai il Magistero della Chiesa richiede davvero delle virtù eroiche che Casini e Bhatti hanno provato a vivere e a testimoniare. I ricatti, le pressioni dei partiti, ma soprattutto le sirene e talune tentazioni mondane della politica sono forti. Casini e Bhatti hanno reso la loro testimonianza passando attraverso le doti che sono tipiche del laico credente chiamato a «ordinare il temporale secondo la volontà di Dio» e che rendono la politica un’avventura affascinante: coraggio, convinzione, credibilità, competenza e coerenza. Sono stati politici mossi da una profonda spiritualità e da una visione cristiana della vita e del servizio pubblico.
Hanno vissuto il loro apostolato con gioia, all’insegna della speranza. La profonda fede, fondata sulla roccia, fu per loro una guida costante che ispirò ogni scelta e azione politica sempre volta a costruire la civiltà della verità e dell’amore. Questo significa essere cristiani in politica ed infatti non è un caso che sia Carlo Casini che Shahbaz Bhatti sono stati stimati ed apprezzati anche dai loro avversari più acerrimi, durante e dopo la loro vita.
Shahbaz Bhatti quando aveva appena 13 anni già voleva difendere i cristiani e, più in generale, tutti “i poveri e i perseguitati”. Liceale, porta avanti la battaglia civile contro l’introduzione di una nuova carta d’identità, con il colore diverso a seconda della religione di appartenenza. Fonda il Christian Liberation Front e avvia una campagna nazionale contro la legge sulla blasfemia, normativa che consente di mettere in stato di accusa anche per un semplice sospetto e che ha creato fino ad oggi un numero altissimo di procedimenti giudiziari, a carico non solo di appartenenti alle minoranze ma soprattutto della maggioranza musulmana, nascondendo spesso regolamenti di conti tra famiglie. Bhatti sceglie di non chiudersi nel recinto della locale comunità cattolica e, il suo Christian Liberation Front si trasforma in un movimento che riesce a federare tutte le minoranze pakistane, l’Apma (All Pakistan Minorities Alliance). In occasione del terremoto del 2005 la sua associazione scelse di portare aiuti a tutti, senza operare distinzioni, e quindi ad un gran numero di musulmani che erano rimasti senza casa. Il suo impegno politico, e in particolare la nomina a ministro, si accompagna a un’escalation di minacce alla vita di Bhatti e a pesanti pressioni affinché si dimettesse. Nonostante questo, mai retrocesse dalla sua missione, continuando ostinatamente la sua battaglia per i deboli e gli oppressi.
Fu vicino ad Asia Bibi, la cui vicenda ha fatto il giro del mondo ed è rimasta il simbolo delle difficili condizioni di vita di molti cristiani in paesi come il Pakistan. Bhatti andò a visitarla più volte dopo la sua nomina a ministro e ottenne che cambiasse cella provvedendo a fare installare una telecamera per controllare che non fosse oggetto di violenze. La mattina del 2 marzo, un commando di uomini armati blocca la macchina di Bhatti, appena uscito dalla casa della madre, e lo uccide in pieno giorno nel cuore di Islamabad. Un’esecuzione preparata da tempo con cura e, soprattutto, effettuata con estrema facilità. Tutti sapevano che, in mancanza di una protezione, la condanna a morte prima o poi sarebbe stata eseguita. A partire dallo stesso Bhatti, che però non volle tirarsi indietro abbandonando alla loro sorte i suoi amici, poveri e oppressi, uomini e donne “fuori casta” del suo tormentato Pakistan.
L’esempio di Shahbaz Bhatti ha superato i confini del Pakistan; la sua testimonianza è un faro di speranza per i cristiani perseguitati nel mondo.
Carlo Casini apprese in famiglia la fiducia nella Provvidenza. Studente brillante, fin dall’adolescenza s’impegna come educatore, catechista, animatore di iniziative parrocchiali presidente diocesano e consigliere nazionale della Giac (Gioventù italiana di Azione cattolica). Allievo all’Università di Firenze di Giorgio La Pira, con cui ha condiviso successivamente gli inizi della “battaglia per la vita” e a cui farà costante riferimento nel suo impegno pubblico. Esercita la professione di magistrato con grande senso della giustizia, sempre accompagnata dalla misericordia e da una profonda attenzione alle persone e alle famiglie più svantaggiate. Si occupa anche dell’assistenza ai detenuti e alle loro famiglie. Poi il matrimonio con Maria Nitti, la nascita dei figli a cui ben presto si aggiungono due nipoti accolti come figli. Nell’esercizio della sua professione di magistrato, avviene il suo incontro con il dramma dell’aborto. Uomo di profonda spiritualità, vi scorge una “chiamata”: dall’attenzione per l’uomo ferito incontrato nelle aule di giustizia e nelle carceri, la sua sensibilità lo porta a rivolgere l’attenzione all’essere umano minacciato, “invisibile” ma presente, nel grembo della madre. Da qui l’ingresso in politica come parlamentare italiano prima ed eurodeputato poi, per difendere e promuovere il diritto alla vita di ogni essere umano, a partire dal più fragile; da qui il suo totale e generosissimo impegno nel “Movimento per la Vita”, di cui diviene da subito riferimento e guida, che comprende anche i Centri di Aiuto alla Vita a cui offre il massimo sostegno. Casini è stato per decenni tra i protagonisti del cattolicesimo impegnato, ha saputo costruire unità e infondere coraggio al mondo cattolico in un momento difficile. È stato promotore di moltissime iniziative pubbliche di straordinario rilievo ed efficacia, iniziative in cui si è riconosciuto un vasto popolo di ogni provenienza sociale e di ogni età. Sulla scia di De Gasperi, Shumann, Adenauer, si è speso affinché il progetto iniziale dell’unità europea, da lui considerato «il più grande progetto politico di tutti i tempi», fosse fondato non sul mercato e l’economia, ma sulla dignità intrinseca di ogni essere umano. Ha quindi partecipato con determinazione alla costituzione della Federazione europea per la vita e la dignità dell’uomo “Uno di noi”. La sua attività politica in Italia e in Europa è guidata dalla convinzione che la questione della vita, nonostante contrarie apparenze, è terreno di unità; non è “una” delle molte questioni, ma “la” questione fondamentale da cui derivano soluzioni e proposte per affrontare tutte le altre questioni riguardanti l’uomo e l’umanità, a cominciare dalla pace; che il valore della vita è la prima pietra di un generale rinnovamento morale, civile e politico; che riconoscere il valore della vita umana sin dal concepimento ricostruisce in termini corretti il concetto di laicità; che l’impegno per il diritto alla vita non alza barricate, ma costruisce ponti per l’incontro e varchi per il dialogo; che il linguaggio e le azioni per la vita devono suscitare simpatia per la verità, comunque non deve mai essere taciuta, nella fiducia che il valore della vita è presente nella mente e nel cuore di tutti; che l’impegno per la vita non guarda al passato, ma al futuro.
Questi sono solo alcuni aspetti del suo pensiero e del suo instancabile e formidabile impegno vissuto sempre in comunione con la moglie e la famiglia. Era amico di san Giovanni Paolo II e di santa Madre Teresa di Calcutta che gli hanno manifestato piena condivisione e lo hanno sempre incoraggiato.
Nell’ultimo tratto della sua esistenza affronta, assistito dalla famiglia, la dura prova di una difficile malattia – la Sla – con la sofferenza che ne consegue, accolta sempre cristianamente e offerta per la Chiesa, come ha ripetuto finché la malattia gli ha lasciato voce. Nasce al Cielo a Roma il 23 marzo 2020.
Papa Francesco lo ha citato l’8 marzo scorso, dicendo: «Vi guidano gli esempi e gli insegnamenti di Carlo Casini, che aveva fatto del servizio alla vita il centro del suo apostolato laicale e del suo impegno politico».
Bhatti e Casini lasciano un’eredità importante in un momento storico in cui si avverte la necessità di leader credibili e coerenti. È possibile, dunque, vivere la politica come “forma alta di carità”? Bhatti e Casini dimostrano che è possibile. Basta sapere che è una strada impervia, tutta in salita, con pochi compagni di viaggio, quasi in solitario, perché molti alle prime difficoltà – e ce ne sono tante – si fermano al “campo base”. E i problemi vengono anche dalla stampa, dall’opinione pubblica, da una mentalità che guarda con sufficienza se non con disprezzo chi si avventura in politica. Lo ha detto anche pochi giorni fa Papa Leone XlV: «Non ignoro neppure le pressioni, le direttive di partito, le colonizzazioni ideologiche a cui gli uomini politici sono sottoposti. Devono avere coraggio, il coraggio di dire “No non posso” quando è in gioco la verità».
Ecco, il Papa ci ha indicato la strada. Le parole del Santo Padre non possono che confortare chi si vuole cimentare con la politica in vista del bene comune, nella speranza che siano molti i seguaci di Carlo Casini e di Shabbaz Bhatti. Preghiamo affinché il loro esempio stimoli e incoraggi quanti si sforzano di testimoniare con la loro esistenza il Vangelo nell’odierna società e si pongono al servizio degli altri, in modo speciale degli ultimi.
Grazie per l’attenzione.
*Vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma

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