L’infosfera ecclesiale: un poliedro dalle mille facce
Dall’inizio di giugno a oggi ho messo da parte, in vista della stesura di questa rubrica, una trentina di link, alcuni dei quali sono già diventati il punto di partenza delle puntate più recenti. La semplice lettura dell’elenco mi rimanda immediatamente all’immagine del poliedro resa famosa da papa Francesco: l’infosfera ecclesiale ha davvero mille facce... Una è quella del Papa, a maggior ragione se è “nuovo”: da un lato c’è la positiva curiosità suscitata da una figura non troppo nota, fino all’8 maggio 2025, all’opinione pubblica ecclesiale, e dall’altro c’è l’interessata consapevolezza che “qualunque” post che rimandi a Leone XIV può far crescere il traffico sul canale digitale che lo pubblica. Alla proliferazione dei “falsi” che lo vedono involontario protagonista “Avvenire”, anche attraverso queste colonne, sta opportunamente dedicando la necessaria attenzione. Oltre a quelli segnalo, in ordine sparso: un (prematuro) tentativo di classificare la sue espressioni più ricorrenti (“Aleteia”, 6 maggio bit.ly/442my9j); la richiesta all’IA generativa di ipotizzare come sarebbe impostata la sua prima enciclica, “Veritatis imago”, qualora venisse dedicata appunto all’IA (“Religion Digital”, 13 giugno bit.ly/3I1O2EC); un’interessante riflessione in dieci punti di Andrea Gagliarducci su come cambia il lavoro del “vaticanista” a motivo del cambio di pontificato (“Vatican Reporting”, 16 giugno bit.ly/4k3gYcR). L’interesse verso il Canto gregoriano Non credo si possa classificare all’interno del flusso di post generato da Leone XIV la serie di tutorial “Let’s sing with the Pope”, pubblicata sui social del Pontificio istituto di musica sacra (Instagram, YouTube, Facebook) dal suo preside, il domenicano padre Robert Mehlhart, ogni giovedì a partire dallo scorso 15 maggio. Praticamente un corso-base di canto gregoriano, rivolto al popolo di Dio che intenda pregare insieme al Papa durante le principali celebrazioni liturgiche (questo lo scopo dichiarato, ma forse è un innocente pretesto). I sette brevi video pubblicati finora vantano su Instagram (bit.ly/406cTNJ) dalle 300mila alle 800mila visualizzazioni; ne ha parlato anche “Kathpress” (bit.ly/3G6Lrsr, riservato agli abbonati). Non me ne stupisco: ogni volta che mi sono imbattuto online su qualche post legato al gregoriano, ho sempre registrato un grandissimo interesse, e basta lanciare la ricerca “canto gregoriano” su YouTube per verificare quanto tale interesse sia permanente e radicato. Il primo di questi tutorial insegna l’«Amen» di risposta all’iniziale «In nomine patris...» del celebrante e l’ultimo, per ora, il «Deo gratias» di risposta al finale «Ite missa est». Mentre padre Mehlhart spiega come cantare, scorre sovrimpressa alla sua immagine un’animazione delle note sul tetragramma simile (mi perdoni Gregorio Magno) a quella dei profani karaoke Dubbi su certi contenuti Una terza, tutt’altra faccia del poliedro è quella del profilo Facebook “Carina Rossi” (virgoletto perché non mi pare una persona in carne e ossa). Pubblica cartoline di stampo devozionale aventi per protagonisti Gesù o Maria, con messaggi e preghiere improntati alla fiducia nella Provvidenza ma anche, talvolta, ad aspettative vagamente miracolistiche; spesso è richiesto un “Amen” di consenso. Ogni tanto si alternano a queste immagini dei reel a base di gattini, neonati, cibi ben cucinati, che garantiscono l’interesse degli utenti. Conta poco più di un migliaio di amici (me compreso, da poco più di sei anni). Le informazioni sono scarne ma non assenti: “Carina Rossi” (bit.ly/4lifJHL) si dice ex insegnante; residente ad Assisi (ma ha cambiato molte città); sposata dal 2008: in effetti l’immagine di copertina mostra una chiesa dove si celebra un matrimonio, ma è un’immagine che si trova in Rete anche in diversi altri contesti. Nulla da segnalare, dunque, se non fosse che dal 3 febbraio scorso, su Messenger, “Carina Rossi” mi manda frequenti e lunghi messaggi di invito a partecipare a un «catechismo internazionale online gratuito» di un’ora su come «Dio verrà di nuovo per salvarci» da ogni tipo di sofferenza. Dovrei solo dire “sì” e scegliere fra tre orari. A fronte del mio silenzio i messaggi si sono fatti più insistenti, alternando la “carota” del fervore religioso al “bastone” del ricatto spirituale: «Ti arriva la salvezza di Dio» e «tu la rifiuti senza nemmeno ascoltarla». La fattura dei messaggi tradisce una versione frettolosa da altra lingua; i contenuti fanno dubitare dell’appartenenza cattolica che “Carina Rossi” dichiara. Conclusione: certi “amici” digitali è meglio perderli che trovarli... © riproduzione riservata
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