I numeri di due dialoghi digitali comunicano speranza e fiducia
Mi sembrano belli i numeri che, sulla pagina Facebook dell'Associazione Webmaster Cattolici Italiani (WeCa), danno il polso dell'interesse suscitato dai primi due dialoghi – sui cinque in programma – del ciclo «Comunicare speranza e fiducia». Sono video andati in diretta streaming sul sito WeCa ( tinyurl.com/n8z9tkk ) e sul social network, con la possibilità di interloquire in tutti i modi digitali possibili, e poi sono rimasti disponibili a chi ha preferito seguirli in un altro momento. In meno di 24 ore, in 4.500 hanno visualizzato i 30 minuti di Salvatore Natoli, in diretta il 3 maggio su «Avere fiducia»; dal 26 aprile, quando è passata la mezz'ora di padre Francesco Occhetta su «Tempo di post-coscienza», le visualizzazioni sono state invece 7.800. Poi ci sono i like, le condivisioni, i tweet, i clic sul sito WeCa e sul canale Youtube, eccetera.
Sono numeri belli perché non si tratta proprio di qualche parola veloce, secondo il modo nel quale prevalentemente leggiamo e scriviamo in Rete, ma di vere e proprie conferenze, anche se c'è Fabio Bolzetta che ci mette la sua qualità di giornalista-conduttore televisivo (aiutato da Andrea Canton in ascolto del Web). Chi ha qualche idea delle presenze medie alle serate dei centri culturali, o delle tirature medie di tanti volumi e volumetti, potrà fare i confronti: pur sapendo che ad alcune delle "visualizzazioni" potrebbe corrispondere una durata di pochi secondi (mentre nessuno, si spera, va a una conferenza per fuggirne un momento dopo, né butta un libro dopo averne sfogliato due pagine), si tratta pur sempre di migliaia e non di centinaia o decine.
Le mie propensioni e la ragione sociale di questo spazio mi inducono a soffermarmi sul contributo di padre Occhetta, trascritto sul suo blog ( tinyurl.com/n2qjbom ). Fra tante affermazioni che condivido in tema di fake news ("bufale" e affini) e altrettanti suggerimenti che faccio miei, sottolineo questa definizione delle «buone notizie»: sono quelle che «difendono la vita, rispettano il dolore, costruiscono bene comune».
Sono numeri belli perché non si tratta proprio di qualche parola veloce, secondo il modo nel quale prevalentemente leggiamo e scriviamo in Rete, ma di vere e proprie conferenze, anche se c'è Fabio Bolzetta che ci mette la sua qualità di giornalista-conduttore televisivo (aiutato da Andrea Canton in ascolto del Web). Chi ha qualche idea delle presenze medie alle serate dei centri culturali, o delle tirature medie di tanti volumi e volumetti, potrà fare i confronti: pur sapendo che ad alcune delle "visualizzazioni" potrebbe corrispondere una durata di pochi secondi (mentre nessuno, si spera, va a una conferenza per fuggirne un momento dopo, né butta un libro dopo averne sfogliato due pagine), si tratta pur sempre di migliaia e non di centinaia o decine.
Le mie propensioni e la ragione sociale di questo spazio mi inducono a soffermarmi sul contributo di padre Occhetta, trascritto sul suo blog ( tinyurl.com/n2qjbom ). Fra tante affermazioni che condivido in tema di fake news ("bufale" e affini) e altrettanti suggerimenti che faccio miei, sottolineo questa definizione delle «buone notizie»: sono quelle che «difendono la vita, rispettano il dolore, costruiscono bene comune».
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