Giovani e smartphone, angosce e speranze

Ragazzi che si credono sfortunati e messaggini misteriosi: un cortometraggio racconta una fiaba moderna per condividere online il tema giubilare
October 18, 2025
Giovani e smartphone, angosce e speranze
Una parte della locandina del corto “S. PER. AN. ZE. Un futuro a 5G”
Il cortometraggio non è un formato cinematografico nato per l’ambiente digitale. Ma arriva più facilmente degli altri «in tutti i mezzi di comunicazione», compresi i social media: lo pensano, con giusta ragione, gli autori di “S. PER. AN. ZE. Un futuro a 5G”, “corto” di 17 minuti che, non a caso, pone l’ambiente digitale proprio allo snodo della storia che narra. Dal 15 ottobre è visibile su YouTube (bit.ly/4nM87yV), ma è stato presentato in pubblico lo scorso aprile e ha già ottenuto lusinghieri riconoscimenti in varie rassegne internazionali, oltre a concorrere al David di Donatello 2026. Lo ha diretto Giancarlo Mici, che ne ha anche scritto il soggetto e la sceneggiatura insieme a Elena Tasso (di questa coppia artistica e umana ho già raccontato qui bit.ly/46TxclE un altro bel corto, centrato sul magistero di pace di papa Francesco per la «martoriata Ucraina» e premiato da 12mila visualizzazioni). “S. PER. AN. ZE.” è prodotto da Maria Paola Migliassi per Saint Production e MPM Management Productions; è girato interamente a Fiuggi (il comune ha dato il patrocinio insieme a vari altri soggetti, come riferisce la pagina dei “crediti” bit.ly/46URxXC sul sito del film) ed è interpretato da giovani e volenterosi attori: in ordine di apparizione Federico Sardi de Letto, Valentina Giagnacovo, Noemi Petrangeli e Alessandro Marzia, cui si aggiungono Pierre Bresolin e lo stesso Mici. Due grandi del teatro italiano, Paola Pitagora e Giuseppe Pambieri, danno infine voce a… qualcosa che scopriremo essere la coscienza dei personaggi principali.
“S. PER. AN. ZE.” è una fiaba moderna. Ci racconta prima le angosce e poi le speranze – come suggerisce l’acrostico che, con le iniziali dei loro nomi, dà il titolo al corto – di Stefano, Perla, Anna e Zeno, quattro ragazzi, e dei loro smartphone, compagni di vita fin troppo presenti con le continue notifiche, fino a farsi luogo – come accade sempre più spesso nella vita reale – della separazione di una delle due coppie, quella formata da Anna e Zeno. Stefano gioca a calcio, Perla studia recitazione, Anna danza, di Zeno non si sa ma probabilmente anche lui ha una passione per i palcoscenici. Ognuno di essi ha motivo di soffrire, di sentirsi «sfortunato» (nel film si usa un sinonimo fin troppo corrente) e di vedere nero nel proprio presente e nel proprio futuro. Fino a che gli smartphone (e le loro notifiche) non si trasformano essi stessi in protagonisti positivi, capaci di suscitare nei rispettivi possessori nuove speranze attraverso la consapevolezza del valore delle relazioni e del sostenersi nell’impegno verso un fine condiviso. La regia e la sceneggiatura accompagnano lo spettatore sino alla fine della storia senza cadute di tensione: sopra tutte ho apprezzato le due parallele scene di Anna che prova in un teatro vuoto. La colonna sonora è molto indovinata. Gli attori sono credibili, si direbbe che abbiano sperimentato essi stessi i travagli dei rispettivi personaggi. Qualche volta i dialoghi sono un po’ didascalici, ma a una fiaba lo si perdona di cuore, specie se ha un intento così alto.
Fino a che non compaiono gli ultimi fotogrammi, nei quali si ode e si legge un brano di papa Francesco, l’ispirazione cristiana del corto non viene esplicitata, anche se la si potrebbe ipotizzare leggendo in filigrana i testi. A confermarla ci sono certo i trascorsi di autori e produttori. Poi, dai titoli di coda e dalla cartella-stampa, si apprende che il film ha inteso collocarsi proprio nel solco del Giubileo 2025 e del suo tema “Pellegrini di speranza”; che è stato presentato e consegnato a papa Leone XIV, al card. Baldo Reina e a mons. Rino Fisichella (bit.ly/3Jbdmcp); che tra gli enti patrocinatori figurano anche l’Unione cattolica stampa italiana (UCSI) e l’Associazione italiana Papaboys. Di più: è al fondatore di quest’ultima, Daniele Venturi, che il Signore ha chiamato a sé da questa vita il 13 marzo scorso a soli 55 anni, che il corto è dedicato, avendo egli condiviso sin dall’inizio il progetto (bit.ly/4oiqbjT). Nel brano papale citato, tratto dalla bolla d’indizione del Giubileo “Spes non confundit”, vi è un’esortazione a prendersi cura dei giovani, a non «deluderli», a maggior ragione quando vedono «crollare i loro sogni», e a non far mancare loro «segni di speranza». Non vi sono citati i social media, ma mi piace che gli autori di “S. PER. AN. ZE.”, avendoli intravisti là dove Francesco parla di un presente giovanile «vissuto nella malinconia e nella noia», li abbiano sognati anche come un veicolo di speranza.
La locandina del corto “S. PER. AN. ZE. Un futuro a 5G”
La locandina del corto “S. PER. AN. ZE. Un futuro a 5G”

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