Dalla lettura all’ascolto, ecco l’ortodossia digitale

September 19, 2025
Portare «la ricchezza della sacra tradizione a una generazione più portata all’ascolto che alla lettura». È la dichiarazione programmatica che compare sul sito di “Patristic Nectar Publications” (bit.ly/42zLkh0), un’impresa editoriale con base in California che ha il proprio core business nella produzione di audiolibri. La frase si riferisce alla «sacra tradizione» della «fede cristiana ortodossa»: quella della “ortodossia digitale”, così come è coltivata al di fuori dei paesi a maggioranza ortodossa, è la rotta che guida la navigazione di questa puntata di WikiChiesa. Come suggerisce il nome, i contenuti di “Patristic Nectar” vertono principalmente sul pensiero e sulle opere dei Padri della Chiesa. Fondatore e direttore è padre Josiah Trenham, presbitero ortodosso dal 1993, parroco della St. Andrew Orthodox Church di Riverside, CA (Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia). Nato nel 1967 in una famiglia di confessione presbiteriana, laurea e Ph.D. in teologia, autore di diversi libri, pubblica le sue omelie su vari podcast oltre che sul canale YouTube dell’editrice. Sposato dal 1988, ha dieci figli e cinque nipoti. Per promuovere la propria attività “Patristic Nectar” gestisce anche degli account sui social: YouTube (bit.ly/46bD49y), aperto nel 2013 e dove gli iscritti sono 217mila, e Instagram (bit.ly/3KpRcTS), che data dal 2018 e che conta circa la metà di follower, 103mila. Anche qui i contenuti sono prevalentemente dottrinali, ma è facile intuire una prossimità politico-culturale con le altre aree del cristianesimo Usa ultraconservatore. Non solo gli Usa, c’è anche l’Europa Dagli Usa all’Europa, il presupposto di una presenza digitale cristiana ortodossa che cerca l’ascolto piuttosto che la lettura pare fatto proprio anche da Tudor e Adrian, che firmandosi come “Orthodox Brothers” (bit.ly/4niaE3B) puntano sui canti bizantini. L’account Orthodoxmusic, creato da pochi mesi su TikTok (bit.ly/46lBhNO) e Instagram (bit.ly/47OgHIu), ha già ottenuto, rispettivamente, 51mila e 21mila follower; il contatore del video più popolare segna, su TikTok, 2,7 milioni di visualizzazioni. Presentando i due giovani su Aleteia francofono (bit.ly/4psHEaI) Cécile Séveirac mette l’accento sulla distanza che separa questi contenuti da quelli che è più consueto incontrare su certi social media; poi racconta che Tudor, romeno di nascita, figlio di un presbitero ortodosso, vive da tempo in Francia (nei video infatti parla entrambe le lingue). L’unico riferimento all’attualità che ho riconosciuto tra gli ancora poco numerosi video è quello di una preghiera-canto per le vittime dell’attacco suicida dello scorso giugno alla chiesa ortodossa Mar Elias di Damasco. L’ambientazione dei filmati è molto semplice: una chiesa, un appartamento privato, un giardino, l’interno di un’auto; sono prodotti un po’ naïf. La popolarità che essi hanno rapidamente raggiunto è probabilmente debitrice sia a follower ortodossi di varie nazionalità accomunati dalla migrazione in Occidente, sia a utenti cristiani di qualunque denominazione attratti da un canto sacro tradizionale ben eseguito. I tanti luoghi della presenza italiana Per quanto riguarda l’area italofona, ho riscontrato l’esistenza di una miriade di piccoli siti e blog rivolti ai fedeli ortodossi, perlopiù di tipo informativo o di documentazione. In quello – ricchissimo, anche se con un’architettura assai datata – della parrocchia di San Massimo vescovo di Torino (Patriarcato di Mosca), curato dal rettore della parrocchia padre Ambrogio Cassinasco, la sezione “Collegamenti” contiene una sterminata sitografia (bit.ly/4miZ079), suddivisa in 13 sezioni. Tra i tanti link ho puntato l’attenzione su “Hristos”, sito che ha ereditato nel 2019 l’esperienza quasi decennale di “Calabriaortodossa” e dunque esprime un riferimento speciale all’identità ortodossa autoctona. I contenuti sono soprattutto informativi-formativi, rivolti sia ai fedeli ortodossi sia a chi, dall’esterno, guarda a questo «mondo» con attenzione. La continuità tra i due siti è nella persona del direttore Domenico Oliveri: nato in provincia di Reggio Calabria, insieme alla moglie Ana Janjusevic si pone all’incrocio tra Italia, Serbia e Montenegro e attualmente vive la sua fede nella Chiesa ortodossa serba. Ma il suo portale, si legge sul “Chi siamo” del sito (bit.ly/3IdY1HD), «vuole offrire una sintesi della vita delle Chiese ortodosse canoniche svincolandosi da considerazioni di carattere nazionale e filetico per attingere al patrimonio storico e spirituale della Chiesa universale»; mi pare che ci riesca. © riproduzione riservata

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