Tutto è reciproco
La svolta dello scegliere la mitezza. Un aggettivo che non sempre trova parafrasi e versioni adeguate è l’aggettivo: “mite”. Dostoevskij lo ha usato come titolo di un bellissimo racconto lungo. Tolstoi su una natura mite ha costruito un meraviglioso personaggio letterario, il principe Myskin de L’idiota. Il filosofo italiano Norberto Bobbio ha dedicato all’“elogio della mitezza” un saggio indimenticabile. Lo stesso, la qualità dell’essere miti resta non solo rara a trovarsi, anche spesso malintesa nel significato. La storia stessa della parola racconta di un disagio di fronte all’essere miti. In diverse lingue, salvo qualche eccezione, non esiste termine che sia esattamente equivalente. Anche l’etimologia dell’aggettivo resta incerta. C’è chi fa risalire il termine latino “mitis” alla radice sanscrita “mith”, che vuol dire: “associare”. “Mith”, stessa radice da cui proviene: “mutuo”, nel senso di “reciproco”. Bellissima ipotesi di etimologia. Vorrebbe dire che il mite conta tra le altre sue qualità quella di avere reali rapporti e reciproci scambi con gli altri. “Mite” chi davvero vede e percepisce il prossimo, anziché pensare compulsivamente a se stesso e se stesso cercare in tutti gli specchi. © riproduzione riservata
© RIPRODUZIONE RISERVATA


