Il senso di un’ossessione

June 25, 2025
Sembra una favola, la vita dell’archeologo Heinrich Schliemann. Sin da bambino, ossessionato dal sogno di riuscire a trovare le rovine della città di Troia raccontata da Omero, letta in un libro che gli aveva regalato il padre, commerciante. Ossessione lunga la vita intera, nevrotica tanto da riverberarsi anche sul piano personale. A ogni costo Schliemann voleva prendere per moglie una donna greca, anzi di più: ateniese. E la trovò, di trent’anni più giovane di lui, originaria di un villaggio che da Atene distava dieci chilometri nemmeno. Perfetta. Si chiamava Sophia Engastromenou, la si vede in una fotografia che la immortala malinconica e solenne, piegata dall’enfasi delle aspettative del marito mentre indossa tutti i monili repertati nella prodigiosa scoperta archeologica fatta da lui. Ebbero due figli, li chiamarono Andromaca e Agamennone. Tutto quasi sembrerebbe finto, tanto è confezionato con maniacale perseveranza pur di arrivare al risultato. Risultato che ecco, incredibilmente arrivò. In un giorno di giugno dell’anno 1873, Schliemann scavava da due anni ormai, un immenso tesoro affiorò dal terreno. Gioielli, diademi, tracce. Rovine più antiche ancora della Troia di Omero. Tutto era vero, ogni ossessione aveva avuto un senso. © riproduzione riservata

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