Tornare
Nata in Ucraina ma naturalizzata brasiliana, la scrittrice Clarice Lispector lasciò il Brasile mentre veniva pubblicato il suo romanzo d’esordio che la consacrava nella professione. Aveva sposato un diplomatico di carriera, e per seguire lui visse in Italia, in Svizzera, negli Stati Uniti. Distante per molti anni, il Brasile le mancava in modo feroce. Era assediata dalla saudade, enigmatica parola che indica insieme nostalgia struggente, solitudine, rimpianto, senso di isolamento. Dalle diverse città dove ha abitato (in sequenza: Napoli, Berna, Washington) inviava in Brasile alle sue sorelle e agli amici lettere in cui quella saudade traspariva di continuo. Qualcosa che letteralmente la consumava. Non appena possibile faceva ritorno a Rio de Janeiro, le città che aveva scelto come sua del cuore, per soggiorni più o meno lunghi e che avevano come effetto amplificare la sua lacerante nostalgia. Infine, aveva quasi ormai cinquant’anni, poté tornare. A Rio prese una casa con le finestre che affacciavano sul mare. E incominciò per lei una stagione di lavoro felicissima. Libri, collaborazioni, peregrinazioni. La vita ripartiva, in quella che da sempre aveva deciso essere la sua casa, la sua terra. © riproduzione riservata
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