Lontano dal bosco
Scelse di trasferirsi in una piccola casa in legno in mezzo ai boschi. Era estate; il 4 luglio, anniversario dell’indipendenza degli Stati Uniti, il suo Paese. Era il 1845, aveva ventisette anni e poco tempo prima aveva conosciuto un dolore immenso, straziante. Suo fratello, con il quale condivideva tutto, gli era morto tra le braccia, colpito da un’infezione da tetano. In quella casetta tra i boschi lui, Henry David Thoreau, rimase due anni, poi tornò in mezzo agli altri, nel “mondo”. Nella casetta scrisse Walden, un capolavoro. Nelle pause teneva un diario. Due giorni dopo l’arrivo nel bosco, annotava: «Voglio vedere coi miei occhi i fatti del mondo – i fatti vitali, li voglio vedere faccia a faccia – ed è per questo che sono venuto qui. Perché è il momento di vedere le cose». Prendere distanza per penetrare in profondità: i semi della saggezza erano sparsi, pronti a germogliare. Due anni dopo, senza che lui ne capisse bene il perché, così come era incominciata quella esperienza tanto radicale si concluse. Gli lasciò, come un’impronta, la capacità di dimorare in sé stesso. «Per avere una visione chiara delle cose è più importante essere saldi che piazzarsi in un punto di osservazione elevato», scrisse. I boschi erano ormai lontani, ma vicinissimo per sempre quel che gli avevano insegnato. © riproduzione riservata
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