Irrevocabile
Autunno 2024, quando il tennista spagnolo Rafa Nadal ha lasciato la carriera sportiva. Lo ha fatto con un annuncio lanciato in rete, un brevissimo filmato rivolto al suo immenso pubblico di tifosi sparso in tutto il mondo. A guardare quei pochi minuti, la telecamera sempre fissa sul suo viso, ancor più che dalle sue parole – un commiato commosso, con saluti e ringraziamenti di rito – si resta colpiti dallo sguardo di Nadal. Occhi pieni di malinconia e al tempo stesso fermi, profondi, a dire una decisione irrevocabile. Si intuisce quanto quella scelta gli sia costata, e anche quanto ne avverta tutto il peso, la componente di tristezza. Tristezza per il mondo, che ora perderà lui, i suoi match spettacolari, le sue vittorie e non vittorie. Tristezza per sé stesso, lui che perderà il fervore di un’energia costante, l’adrenalina di un mettersi in gioco (e giocare) continuo, senza pause. Quel video fa pensare a quanto decidere possa dare tormento. Un tormento che il motto “ogni scelta è una rinuncia”, nella sua genericità però spiega. Oltre alla rinuncia, ogni scelta contiene in sé la necessità. Non poter fare altrimenti: sentirlo, quello anche genera malinconia, quello anche accende gli occhi di un bagliore particolare, il bagliore di una scelta sofferta, ma irrevocabile. © riproduzione riservata
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