Già ricordo
«Morirò a Parigi mentre fuori piove / in un giorno del quale ho già il ricordo». Bisogna potersi sentire molto soli e molto liberi, ma anche non ancorati a niente, per spaziare nel tempo sino a concepire una memoria impossibile, proiettata nel futuro, e memoria di qualcosa come la nostra morte, che certo non può vederci spettatori di noi stessi. I versi sono del poeta peruviano César Vallejo, che sradicato lo fu presto. Aveva trent’anni quando dal Perù arrivò a Parigi nel 1922. In Perù non tornò mai, ma tallonato (dentro di sé) dalle sue radici sradicate, Vallejo lo fu molto, e continuò a esserlo sempre, sino alla fine. Sradicato lo era già da ragazzino, data la sua identità meticcia “quechua” (il padre era peruviano, la madre india). Un’identità composita che si riflette sulla sua lingua di poeta, e prima ancora, sul suo percorso di vita, sempre segnato da un senso di non appartenenza. Allontanato da diversi Paesi e luoghi, morì in miseria. Morte presagita: «sarà di giovedì, perché mai come oggi, son tornato con tutto il mio cammino a vedermi solo». L’isolamento fu la sua disgrazia, la consapevolezza la sua risorsa. Forse solo ai veri poeti può accadere. © riproduzione riservata
© RIPRODUZIONE RISERVATA


