Attenzione, con cautela
Arrivano momenti di sfinimento per una inspiegabile stanchezza, come se le riserve di energia fossero esaurite, e non capiamo perché. Non sempre è uno stato d’animo che ha a che fare con la quantità di lavoro, con particolari recenti sforzi fatti, fisici o mentali. Si è abbattuti perché ci si sente depredati: depredati dell’attenzione. Non si pensa abbastanza a come la stanchezza sia stanchezza della nostra attenzione. È lei ad essere stata vampirizzata, di lì il senso di esaurimento che proviamo. La nostra capacità di attenzione è un bene prezioso, tanto da dover essere amministrato con saggezza, prudenza, molta cautela. Ogni giorno si è vittime più o meno involontarie di centinaia di diversioni, distrazioni, cattive abitudini dell’attenzione. Troppo volatile, volubile, solo superficiale, l’attenzione allora si esaurisce e ci stanca e ci sfinisce. “C’è qualcosa nella nostra anima che respinge la vera attenzione” scriveva la filosofa Simone Weil. Curare l’attenzione vera, ossia quella più concentrata e focalizzata, è gesto quotidiano salutare, svolta tra le più amorevoli nei nostri propri riguardi. E invece così poco lo teniamo presente, così poco ci facciamo attenzione. © riproduzione riservata
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