Fuggita in Canada dagli Usa ora aiuta i medici a trasferirsi

April 16, 2025
Ventiquattro ore dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni del 2024, le ricerche Google su “come trasferirsi in Canada” sono aumentate di oltre il 5.000%. Una simile valanga d’interesse, però più contenuta, si era riversata su internet anche otto anni prima, all’avvio del primo mandato del repubblicano, ma alla fine solo una piccola percentuale di statunitensi era riuscita a trasferirsi a nord: sebbene gli americani tendano a credere di avere il diritto di rifugiarsi a casa del vicino quando ne hanno bisogno, immigrare in Canada non è facile. Alison Carleton è una dei pochi che hanno fatto il salto e oggi vuole aiutare i connazionali che vogliono lasciarsi alle spalle il caos e l’incertezza scatenate dalla seconda Amministrazione Trump. Il vantaggio di Carleton è essere un medico, una delle pochissime categorie di americani che il Canada è pronto ad accogliere a braccia aperte per colmare la lacuna di 23mila medici nel Paese. “È anche una delle categorie più colpite dai cambiamenti di questa Amministrazione – spiega Carleton – perché quando la politica si intromette nella medicina, diventa estremamente frustrante lavorare”. Fu proprio prevedendo un governo intrusivo e contrario alla scienza che nel 2017 l’allora 56enne caricò tutto su una station wagon e guidò fino al Manitoba, a quasi 3.000 chilometri dalla sua casa in Nevada, precisamente a Winnipegosis, dove non aveva mai messo piede prima. «Ero stata in campeggio in Canada e mi ero innamorata della sua natura selvaggia — racconta — ma come la maggior parte degli americani, non sapevo niente del Paese, delle sue città, della sua cultura. Feci tutti i colloqui virtualmente e poi accettai, praticamente al buio». Lo choc, in effetti, non mancò, ma fu più climatico che culturale. «Ero abituata al deserto, avevo visto la neve solo sulle piste da sci. Ho dovuto imparare in fretta a usare scarponi e giacche invernali adatte — dice —. Ma ciò che mi ha colpito di più è stato il senso di comunità. Un giorno, stavo portando un pacco enorme, arrancando per le strade innevate da un punto di ritiro dell’Ups. Uno sconosciuto si è fermato, mi ha chiesto dove stessi andando e mi ha aiutato a portarlo fino al mio appartamento e su per le scale. A Phoenix non sarebbe mai successo». Anche il modo in cui il Canada gestisce le diversità etniche l’ha incoraggiata a restare. «Mia madre è greca ed è immigrata negli Stati Uniti l’anno prima della mia nascita, quindi avevo visto come la società americana spinge gli immigrati ad assimilarsi — continua il medico di base —. Il Canada invece incoraggia le comunità di immigrati a mantenere la loro identità. Poco dopo il mio arrivo l’ospedale ha sponsorizzato una serata con i rifugiati siriani che si erano recentemente stabiliti in Canada. Abbiamo cenato tutti insieme: abbiamo imparato molto sulla cultura siriana». Poi c’è l’assistenza sanitaria pubblica. «Ho bisogno di una colonscopia ogni tre anni a causa di una precedente crescita tumorale. A Phoenix, nonostante lavorassi in un ospedale, dovevo pagarla di tasca mia. In Canada, non ho pagato nulla. La tranquillità è fenomenale; qualsiasi cosa ti succeda, non devi preoccuparti di fatture impreviste». E non dover gestire i rimborsi delle assicurazioni private rende la vita di un medico più facile. Anche per questo Carleton ha deciso di aiutare la campagna di reclutamento della provincia preparando materiale informativo per i colleghi americani sui vantaggi dell’esercizio della professione in Canada. «I tagli Usa ai finanziamenti per la ricerca sanitaria stanno contribuendo a spingere i medici americani ad abbandonare il Paese – dice – perché la scienza è il fondamento di tutto ciò che facciamo quando ci prendiamo cura dei pazienti». Le domande sono molte (120 da gennaio solo per il Manitoba) ma le procedure richiedono tempo, e non tutti saranno idonei. Con le facilitazioni create da Ottawa per le professioni sanitarie, però, fino a metà potrebbe farcela. «Penso che la maggior parte dei medici abbia a cuore le persone e creda nella scienza – conclude Carleton –, ma al momento questi valori non sono tenuti in grande considerazione negli Stati Uniti». © riproduzione riservata

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