L’intelligenza artificiale nella formazione professionale può essere un’alleata, ma dipende da come la useremo
di Redazione
Ormai è ufficiale: l’intelligenza artificiale (IA) sta entrando nelle nostre vite e nei prossimi anni diventerà un’abitudine quotidiana, nei trasporti, nella sanità, nel commercio, nella cultura, nel turismo e in tante altre categorie. Il mondo della scuola e della formazione professionale non possono restare indietro, anzi, proprio a ridosso degli esami di stato, docenti e allievi si interrogano su come usare la IA nelle lezioni o nelle valutazioni. I centri formativi di ENAIP stanno formando i propri formatori per non fari trovarsi impreparati, ma quali trasformazioni ci attendono? Ogni innovazione tecnologica ha sempre comportato opportunità e demonizzazioni, ma introdurre l’IA a scuola o nella formazione professionale sembra destare più sospetti che rassicurazioni. Il primo degli allarmi riguarda la sua affidabilità. L’IA tende a generare contenuti superficiali, non cita quasi mai le fonti, spesso cade in errori di valutazione e, almeno per come ora sono strutturati gli algoritmi, non sembra aiutare le giovani menti a discernere gli errori. Una deriva che potrebbe indebolire la capacità di sviluppare il senso critico e l’autonomia di pensiero. A fare da contraltare a questo scenario, c’è tuttavia la consapevolezza che l’IA contiene delle indiscutibili potenzialità. ENAIP la sta usando ad esempio per simulare realmente processi di lavoro che aiutano ad acquisire competenze tecniche. Si pensi anche ai vantaggi che deriverebbero da una profilazione attenta dei bisogni degli studenti al fine di costruire percorsi formativi su misura, e la possibilità di avere a disposizione tutor virtuali attivi 24 ore su 24 che offrono un costante supporto didattico. Non da ultimo, l’IA si può rivelare una preziosa alleata nell’automatizzare i processi amministrativi di supporto alla didattica: calendari, registri presenze, test di valutazione, reportistiche, materiali. Delegare queste attività ripetitive a sistemi automatizzati, consentirebbe di recuperare risorse da dedicare all’ascolto, alla cura, all’accoglienza, alla preparazione delle lezioni, e più in generale al benessere di docenti e allievi. A fare la differenza su quello che l’IA potrà rivelarsi, se alleata oppure oscura presenza, sarà il modo in cui la useremo. L’IA è un copilota e, in quanto tale, richiede di essere gestito e non potrà mai sostituire la relazione educativa tra giovane e adulto. Formare i giovani di oggi ad essere cittadini e lavoratori del futuro significa, quindi, educarli a un uso consapevole delle tecnologie, coinvolgendo anche le famiglie, che rivestono un ruolo centrale nella costruzione dell’identità. Questa è la direzione per avere l’IA sempre al proprio fianco come una valida alleata. Noi di ENAIP siamo pronti! © riproduzione riservata
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