“The walking dead”: spin off tra zombie e un po’ di fede

June 2, 2025
Ci sono delle serie tv, sia pure di grande successo, non adatte a tutti, soprattutto ai più deboli di stomaco. È il caso di The walking dead, letteralmente «Morti che camminano», titolo che la dice lunga sul soggetto. In effetti la serie statunitense, tratta dal fumetto di Robert Kirkman, racconta di un mondo post-apocalittico, nel senso di sottogenere di fantascienza, dove apocalisse, impropriamente, sta per evento distruttivo e catastrofico e non certo per rivelazione come nel corretto significato cristiano. Lo si sa, ma è sempre bene ribadirlo. Dopo di che diciamo che al centro di The walking dead ci sono le storie dei pochi sopravvissuti a una misteriosa epidemia e al risveglio di morti che attaccano i vivi all’interno di città americane distrutte e quasi deserte, popolate appunto da zombi. La serie, nata nel 2010, vanta ben undici stagioni e alcuni cosiddetti spin-off (derivati) tra cui The walking dead: Daryl Dixon, da ieri in prima serata su Sky Atlantic e in streaming su Now. L’americano Daryl Dixon (interpretato da Norman Reedus) è uno dei sopravvissuti, l’ultimo superstite della sua famiglia. Già presente con successo nella serie madre, lo ritroviamo nello spin-off a lui dedicato inserito in un nuovo contesto, in Francia, dove tra l’altro avrebbe avuto origine il virus che trasforma gli esseri umani in zombi. Daryl, vittima probabilmente di un naufragio, approda sulle coste francesi senza sapere come e perché ci è arrivato. Nel suo viaggio attraverso una Francia distrutta e anch’essa invasa da zombi, finisce in un convento dove un gruppo di suore gli affida il destino di Laurent, un undicenne nato all’inizio dell’epidemia, chiedendogli di portarlo in salvo. Daryl, guerriero solitario, accetta questo compito inaspettato e prende con sé Laurent mentre continua a cercare risposte per riuscire a tornare a casa. Ma i legami che stringe durante il suo percorso finiscono inevitabilmente per complicare il suo piano. Le scene cruente e sanguinolente non mancano, ma la vicenda, grazie anche all’interpretazione di Reedus e alla suggestione di certe immagini, è capace di catturare il telespettatore a patto che non rimanga disturbato dall’horror. Inoltre, in questa realtà opprimente e priva di speranza che la serie rappresenta, non mancano nemmeno riferimenti religiosi e biblici, che vanno ovviamente presi con le molle, come quando si fa riferimento all’attesa di un nuovo messia per salvare l’umanità, ma anche, in qualche caso, accolti con favore. Ad esempio quando all’affermazione di Daryl di non avere mai avuto molta fede in Dio, suor Isabelle, del rammentato convento, replica: «Ma Lui ha avuto fede in te». Intanto, per gli appassionati del genere, Sky fa sapere che dal 23 giugno partirà la seconda stagione di The walking dead: Daryl Dixon e poi, a luglio, anche un altro spin-off, The walking dead: Dead City. © riproduzione riservata

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