Cronaca nera a tutte le ore Il prime time cerca audience

June 13, 2025
In tv è tutta una cronaca nera. Non c’è più scampo. Mattino, pomeriggio, sera, notte… Telegiornali, approfondimenti giornalistici, talk show… Grande spazio a omicidi, indagini e processi paralleli a tutte le ore. E da questa settimana l’occupazione degli spazi televisivi si è ampliata in Rai nel cosiddetto prime time con due nuovi appuntamenti su Rai 2: Belve crime, il martedì, e Ore 14 sera, il giovedì, che vanno ad aggiungersi a Farwest (il venerdì su Rai 3), a Chi l’ha visto? (mercoledì sempre Rai 3) e all’annuncio della promozione in prima serata su Rai 1 de La vita in diretta. Belve crime è un cosiddetto spin-off di Belve, il programma di interviste ideato e condotto da Francesca Fagnani. Ore 14 sera non è altro che la versione spostata e ampliata del pomeridiano Ore 14 ideato e condotto da Milo Infante, il quale, nella prima puntata, giovedì scorso, si è anche lamentato delle critiche alle trasmissioni televisive che dedicano troppe ore alla cronaca nera da parte di giornali che a loro volta dedicano all’argomento pagine intere. Qui ad Avvenire, almeno da questo punto di vista, abbiamo la coscienza a posto e pertanto ci permettiamo di continuare a criticare qualsiasi programma dedichi uno spazio ingiustificato, a volte morboso, alla cronaca nera. Belve crime, ad esempio, ha proposto, tra le altre, una lunga intervista a Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per il delitto di Yara Gambirasio con prove certe (il dna) e senza aver mai fornito un alibi attendibile. Ancora oggi dice di non ricordare cosa abbia fatto nelle ore in cui è scomparsa la tredicenne di Brembate di Sopra. Una condanna tra l’altro confermata in tutti e tre i gradi di giudizio. La stessa Fagnani, nel corso dell’intervista all’interno del carcere di Bollate, dava l’idea di considerare Bossetti colpevole. Allora c’è da chiedersi se puntava allo scoop della confessione davanti alle telecamere o a cos’altro. Fatto sta che in questo caso, come in altri (Garlasco è al momento il più emblematico), la televisione sta facendo sì che i processi non finiscano mai, che l’accertamento della verità non spetti più ai tribunali, ma agli studi televisivi, non più ai giudici, ma ai giornalisti, ai criminologi o presunti tali e al pubblico a casa che in base alle sensazioni, perfino alla simpatia o all’antipatia, si sente in grado di giudicare innocenti e colpevoli. È un circolo vizioso e torbido che nessuno al momento vuole interrompere, alimentato anche dal protagonismo di certi magistrati e di certi avvocati, determinato dal fatto che la cronaca nera fa audience, anche quando mette in mostra le tante miserie umane come nel caso affrontato insieme ad altri (tra cui ovviamente Garlasco) proprio da Ore 14 sera: l’omicidio di Pierina Paganelli a Rimini, tra mogli, amanti e suocere di quest’ultime, per il quale è stato chiesto il rinvio a giudizio di Lous Dassilva. © riproduzione riservata

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