Miracolo in volo
Anche nelle guerre accadono gesti “rigenerativi”. Dicembre 1940, un idrovolante italiano è in volo di pattugliamento sull’Adriatico, in quel periodo le ricognizioni si sono fatte più frequenti a seguito delle iniziative aggressive della flotta britannica. L’equipaggio avvista un Sunderland S25 della Royal Air Force inglese, un mezzo di concezione più moderna, più grande, più veloce e meglio armato. L’esito di uno scontro sarebbe stato disastroso per gli italiani. L’aereo britannico si affianca, vola sulla stessa rotta a un migliaio di metri di distanza, ma non sembra avere intenzioni ostili. A bordo la tensione è altissima ma nessuno apre il fuoco. I mezzi procedono appaiati per un tratto senza spararsi un colpo, gli equipaggi possono chiaramente scorgere le fisionomie dei nemici, i due piloti incrociano lo sguardo, l’inglese alza una mano in un gesto di saluto che viene ricambiato dal comandante italiano, poi con un’ampia virata si dirige verso il mare. La cosa ha dell’incredibile, nel mezzo del conflitto i nemici hanno deciso di non spararsi. L’episodio, raccontato da Antonio Besana nel libro “Vite incrociate”, ha il sapore del miracolo. Forse, per spiegarlo, si deve considerare la data in cui è accaduto: era il 24 dicembre 1940, Vigilia di Natale. © riproduzione riservata
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