L’amico invadente
Quando sei anni fa gli hanno detto che aveva il morbo di Parkinson ha avuto un moto di ribellione, e ha sperato che la diagnosi fosse sbagliata. Oggi lo considera un “amico invadente” che ha trasformato la sua vita, una presenza che non si può cancellare e con cui bisogna cercare di avere una buona relazione. Don Claudio Dell’Orto è cappellano in un ospedale di Milano e in una vicina residenza per anziani e collabora alla pastorale in una parrocchia, fa i conti ogni giorno con i limiti che abitano il corpo, vive da malato tra i malati, accompagna le persone a cercare il significato di ogni istante e a incontrare Colui che guida l’esistenza. «Il Parkinson non può restare nascosto, tutti vedono i segni della mia fragilità e questo li aiuta a mettere in comune una fragilità che spesso si preferirebbe celare. La malattia fa nascere domande sul senso della vita e del dolore, sul valore delle relazioni. Domande che esigono risposte, da cercare insieme». È una scuola di vita quella che don Claudio ha costruito: la dimensione orizzontale, entrare in rapporto con i sofferenti, apre i cuori alla dimensione verticale, a capire che la compagnia di Dio non viene mai meno, a trovare ragioni per coltivare la speranza. E a rendersi conto di cosa può tenere in piedi l’esistenza, anche quando fai fatica a stare in piedi. © riproduzione riservata
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