La carezza sul dolore

August 2, 2025
Da tanto tempo Marta, giovane triestina di 23 anni, aveva chiesto a nonno Franco di portarla nel piccolo paese di Isola, per vedere la casa dove aveva abitato prima che l’Istria fosse ceduta alla Jugoslavia. Lui non ci andava da settant’anni, la ferita dell’esodo forzato del Dopoguerra era ancora aperta, ma quella domenica aveva acconsentito. Arrivati davanti all’abitazione, incontrano l’attuale proprietario che la usa come dimora di campagna: «Abitava qui? Prego, si accomodi». Stupiti da tanta cortesia usata a degli sconosciuti, Marta e il nonno entrano nel giardino e lui prende a raccontare, rispolverando i ricordi di un bambino di sette anni: là c’erano le galline, là giocavo con i miei fratelli, qui la mamma faceva il pane, ecco la stanza dove dormivamo in quattro… Tutto era rimasto come allora, quando erano stati costretti ad andarsene dalla terra in cui erano nati e cresciuti, destinazione il campo profughi di Padriciano. In segno di rispetto per chi l’aveva abitata, gli ambienti non erano stati modificati: il nonno non ci poteva credere, lacrime di commozione scendevano sulle rughe del suo volto. Quell’uomo, permettendogli di entrare nella casa dove aveva abitato settant’anni prima, aveva accarezzato il suo dolore, e Marta si era immersa in un passato di cui era in qualche modo erede. © riproduzione riservata

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