Fazzoletti e sguardi
Vendeva fazzoletti di carta davanti al supermercato, era uno fra i tanti che tirano a campare così. Quel giorno non avevo spiccioli in tasca, ma gli chiesi il suo nome e da dove venisse, perché gli occhi con cui mi guardava erano una sfida alla mia (solita) fretta. Assad è arrivato in Italia 8 anni fa dal Bangladesh, riesce a racimolare fino a 25 euro al giorno proponendo la sua merce, ogni mese ne paga 200 per un posto letto in una camera che condivide con un connazionale, altri 200 li manda alla moglie e ai figli, lui si accontenta di mangiare una volta al giorno. Dice che non riesce a trovare un lavoro per la sua salute precaria, mostra tre lunghe cicatrici al collo, al fianco e al torace, esiti di interventi chirurgici subiti in questi anni. «Niente, non ho niente da darti, Assad, devo andare a casa». Metto in moto lo scooter e mi allontano, ma non riesco a fare più di 100 metri e devo tornare indietro. Devo, c’è qualcosa che mi costringe a farlo. Quegli occhi mi hanno inchiodato alla sua persona, alla sua storia, uguale a tante altre già ascoltate in questi anni, eppure unica. Non si aspettava di rivedermi, e non pensava di ricevere una banconota (perché è vero, spiccioli non ne avevo, ma nel portafogli c’è anche altro…). Se ci guardiamo negli occhi, diventiamo più umani. © riproduzione riservata
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