Verifiche Inps sugli assegni pensionistici del 2021

Pensioni e previdenza
July 21, 2025
Addio alla burocrazia, alle pratiche complesse, alle lungaggini. L’Inps, proteso al futuro, ha una nuova frontiera: l’intelligenza artificiale, adottata dall’Istituto «come infrastruttura strategica, al servizio di un welfare predittivo, inclusivo, orientato alla gestione attiva delle transizioni». Lo ha annunciato Gabriele Fava, presidente dell’ente, nel corso della presentazione del Rapporto Annuale Inps.
Il rapporto documenta diversi traguardi e non pochi progressi realizzati dall’ente nel corso del 2024, nell’ottica di totale servizio al Paese pur in uno scenario operativo denso di fattori complessi. L’Inps del futuro non dimentica però il suo passato. È in corso in questi giorni, presso gli uffici, un’operazione di recupero sulle pensioni fatta risalire all’anno 2021 (msg 2.227 del 14 luglio), anno lontano nella memoria e nelle carte, e per molti pensionati un passato più che remoto, difficile da ricostruire anche per i Caf.
L’Istituto si è concentrato sui pensionati che non hanno certificato i propri redditi relativi al 2021. Sullo sfondo di questa operazione vige l’obbligo di legge di comunicare all’Istituto ogni anno i redditi personali che possono influire sull’importo della prestazione ricevuta. Tipica, ad esempio, è la situazione della cosiddetta “quattordicesima”, pagata anticipatamente ai pensionati interessati (luglio o dicembre) in via provvisoria, in attesa di una verifica del diritto su dati certi solo a conclusione della relativa stagione fiscale. Altrettanto frequente è il caso della “integrazione della pensione al minimo di legge” che spetta all’interno di precisi limiti di reddito che mutano di anno in anno. Ai pensionati del 2021 inadempienti a quella dichiarazione viene applicata una ritenuta del 5% sulla rata corrente di luglio, che proseguirà anche sulle prossime rate di agosto e settembre 2025. Si tratta di una misura di sollecito per inviare ancora la dichiarazione mancante entro il 19 settembre 2025. Trascorsi inutilmente 60 giorni da questi avvisi si procede alla revoca definitiva della pensione. Ma per evitare la revoca l’ente inaugura per gli interessati (patronati compresi) una specifica domanda di “ricostituzione reddituale” per il ripristino dei diritti e per la quale è stata data la massima priorità fra le altre attività lavorative.

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