Simone Inzaghi da mito a bluff. Solo panchine scontente
Ringraziamo il presidente della Lazio Claudio Lotito che dopo l’affetto dimostrato alla sua amica e tifosa suor Paola, scomparsa nelle scorse settimane, avrebbe voluto onorare degnamente la memoria di papa Francesco evitando alla sua squadra di scendere in campo oggi a Marassi contro il Genoa. La Lega di Serie A fa orecchie da mercante fedele all’unica legge del calciobusiness: lo show deve andare avanti. Nell’uovo di Pasqua la sorpresa è stato il ritorno alla vetta condivisa: Inter e Napoli prime a 71 punti. Conte sotto il Vesuvio sta facendo il pranzo di nozze con la pizza e i fichi maturi, come lo stagionato e buono per tutte le stagioni bomber Lukaku, più la sorpresa pasquale McTominay. Lo scozzese napoletano è il trascinatore di quest’ultima parte di stagione che verrà ricordata come quella delle “panchine scontente”. Forse, e sottolineo forse, tranne la posizione di Italiano a Bologna e di Palladino alla Fiorentina, nessun tecnico, che vinca o che perda, si è mai sentito così in bilico come in questo tempo dominato dai fondi azionari e dalle App con cui gestiscono e impostano le proprie società.
Simone Inzaghi all’Inter dovrebbe essere in una botte di ferro, è in corsa per lo scudetto, semifinalista di Champions (con il Barcellona) e semifinalista di Coppa Italia stasera contro il Milan, eppure, dopo l’1-0 incassato a Bologna il popolo nerazzurro mugugna e addirittura ne chiede il cambio. E’ quello stesso popolo che fino alla gara con il Bayern Monaco parlava di Simone Inzaghi come del miglior tattico dell’universo football. Ora è soltanto l’allenatore che tre anni fa, proprio a Bologna, ha consegnato lo scudetto nelle mani del Milan di Pioli e adesso rischia di fare lo stesso con il Napoli di Conte. FantAntonio dal canto suo anche se si cucisse l’ennesimo tricolore sulla maglia del Napoli - sarebbe il 5° , dopo i 3 di fila vinti alla Juve e l’ultimo con l’Inter – al triplice fischio del campionato potrebbe andare dal cinepresidente De Laurentiis e rassegnare le dimissioni per mancanza di progetto vincente.
Conte è 1° nonostante il suo patron gli abbia tolto dallo scacchiere iniziale due pezzi da novanta come Osimhen e Kvara e il mercato del Napoli che verrà lascia pensare a più uscite che a entrate di lusso. L’Atalanta comunque vada è ai titoli di coda con Gasperini il quale per il senatore a vita della Roma Claudio Ranieri sarebbe il suo degno successore sulla panchina giallorossa dove per i miracoli fatti fin qui c’è da aspettarsi invece che i Friedkin gli diano una pacca sulla spalla e lo salutino in fretta come hanno fatto con De Rossi. Conceiçao aspetta e spera un rinnovo dal Milan ma le App parlano chiaro: il portoghese resta solo se questa sera elimina l’Inter e poi vince la Coppa Italia. Il precariato panchinaro non esenta Tudor alla Juve e ancor meno Baroni, ridimensionato dall’eliminazione della Lazio in Europa League, buttata fuori dai “salmonari” norvegesi del Bodo Glimt. A 450 minuti dalla fine quasi nessuno dei mister chiamati in causa sa dove sarà domani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






