San Siro: l’unico stadio in cui il silenzio ora fa rumore

September 8, 2025
La Nazionale di Rino Gattuso per due settimane ha fatto calare il silenzio sul campionato appena iniziato. E un silenzio che comincia a fare molto rumore è quello di San Siro. Le due Curve, interista e milanista, unite in un silenzio di protesta verso l’inasprimento delle regole d’accesso scattate in seguito all’inchiesta “Doppia Curva” che ha portato agli arresti dei capi ultrà che agivano da e per conto di capi cosca della malavita organizzata. Risultato, anche il tifo organizzato è sparito da Milano e non c’è niente di più triste di uno stadio pieno dove non vola una mosca e il boato dei tifosi ospiti è assordante e copre il silenzio di quelli di casa. È successo ai milanisti contro la Cremonese (vittoria dei grigiorossi) ed è risuccesso agli interisti contro l’Udinese (successo dei friulani). Accadrà ancora alla ripresa domenica prossima per Milan-Bologna? È probabile. Ma San Siro silenziato non è più la Scala del calcio. «Volete il teatro? Tenetevelo», è il diktat congiunto degli ultrà rossoneri e nerazzurri rivolto alle istituzioni e alle rispettive società che giocano sempre su due tavoli, quello della sicurezza pubblica che va garantita e quello della mediazione con la tifoseria organizzata, che però sotto la Madonnina è fin troppo organizzata, al punto da decidere come, quando e perché uno può tifare per la propria squadra del cuore. Fa male al cuore invece la vicenda del torneo giovanile di Collegno dove Thomas, il portiere 13enne del Volpiano Pianese durante la gara contro i pari età del Csf Carmagnola è stato preso a pugni da un genitore: un 40enne che in un momento di ordinaria follia ha fatto invasione di campo andando a colpire il ragazzino. Non c’è bisogno del Var per ricostruire la dinamica dell’episodio che condanna la violenza dell’adulto, lo “smemorato di Collegno” che a tempo scaduto ha fatto mea culpa: «Mi dispiace e chiedo scusa, so di aver dato un pessimo esempio. L’ho fatto per difendere mio figlio, ma le cose non sono andate come vengono raccontate». C’è un video, allucinante, che servirà a fare giustizia, ma episodi del genere non devono più accadere. Un papà non può picchiare un minorenne, ma anzi deve adoperarsi per sedare ogni forma di violenza fisica e verbale, in campo e sugli spalti. Al giovane Thomas, al quale esprimiamo tutta la solidarietà per il danno fisico e psicologico subito, diciamo che, d’ora in poi, come ogni buon portiere i piedi deve usarli solo per calciare il pallone altrimenti si prende 1 anno di stop dal giudice sportivo come quello che dovrà scontare. Abbiamo aperto con il silenzio dei tifosi e chiudiamo con un «non mollare» che Francesco Totti ha inviato in un videomessaggio al 16enne tifoso romanista Daniele Salvagni. Daniele la sera di Ferragosto a Terracina davanti ai suoi occhi ha perso il fratello gemello Federico, ucciso da un pirata della strada al quale era stata revocata la patente a gennaio. «Non mollare Daniele, fallo per te ma soprattutto per Federico. Mi raccomando», parola di Totti, ed anche nostra. © riproduzione riservata

© RIPRODUZIONE RISERVATA