Napoli canta, l'Inter "sorpassata" si gioca tutto in Champions
di Redazione
Effetto Helenio Herrera. Nel calcio italiano, perché riteniamo sia una caratteristica tutta nostrana, un giorno l’allenatore forte e vincente viene eletto alla stregua di H.H. “è un Mago”, ma poi, il giorno dopo, bastano tre sconfitte di fila e l’obiettivo scudetto quasi sfumato, quello che sta accadendo all’ex Mago dell’Inter Simone Inzaghi, che, per voce dei media, si venga immediatamente retrocessi alla categoria infima dei “tecnici fallimentari”. Per voce dei media e non per vox populi, perché quello, il popolo della Curva con il tempo si è evoluto e ha capito che anche dalle sconfitte di oggi possono nascere le vittorie di domani. Perciò la Nord interista applaude la squadra di Simone Inzaghi che ha appena perso il match con la Roma e forse, sottolineo forse, anche un pezzo di scudetto, e assolve bonario un gruppo che quest’anno gli ha regalato ampi sprazzi di spettacolo e notti da leoni, in Italia e in Europa. Le responsabilità di questa crisi vanno ripartite in parti uguali tra tutti i componenti della società, a partire dal presidente. “MBeppè” Marotta, mago tra i maghi del mercato, è abituato a fare sempre nozze di classe con quel che passa il convento, ma forse questa volta ha esagerato tirando al risparmio come fosse un Lotito. A gennaio nessun rinforzo per la sua Inter, e squadra che vince giustamente non si cambia, ma Marotta non aveva considerato le variabili di una stagione lunga e piena di infortuni. Perso Marcus Thuram il peso specifico del fronte offensivo nerazzurro è rimasto tutto sulle spalle di Lautaro Martinez che è un torello di razza ma non un bisonte ciclopico che può spianare tutte le difese avversarie. Lautaro la sua parte l’ha fatta anche e alla grande, mentre qualcuno della vecchia guardia nerazzurra giunto quasi alla fine di questa estenuante stagione pare non avere più benzina nel serbatoio. Da qui si spiegano i tre blackout dell’ultima settimana: il ko nella fatale Bologna dove tre anni fa Simone Inzaghi perse il suo primo scudetto da allenatore dell’Inter, lo 0-3 nella semifinale choc di Coppa Italia persa con il Milan che cancella definitivamente il sogno del triplete e infine il blitz della Roma di Ranieri (18° risultato positivo dei giallorossi) che sbanca San Siro e riporta mestamente la Beneamata al secondo posto. Sorpasso Napoli, “La capolista se ne va!”, canta come un surdato nnamurato tutto lo stadio Maradona. Merito ad Antonio Conte che non si è mai arreso (come Simone Inzagi del resto) e ha continuato a crederci sempre. Così, il teorema Conte, “scudetto sicuro” al suo primo anno su una panchina, potrebbe realizzarsi. Il Napoli ha ancora carburante come dimostra l’energico Lukaku e soprattutto la forza vulcanica della diga scozzese McTominay che con la doppietta rifilata al Torino sale a 11 gol (1 meno di bomber Lukaku) nella classifica cannonieri. Che numeri. Il Napoli da inizio stagione gioca una gara alla settimana e l’assenza dalle Coppe gli ha consentito di scendere in campo 19 volte in meno dell’Inter che ha ancora davanti 2 sfide all’O.K. Corral contro il Barcellona (la prima mercoledì sera allo stadio olimpico Montjuic) . Passare la semifinale di Champions è diventata l’ultima spiaggia per gran parte della rosa, invecchiata e appassita da questa maledetta primavera, di Simone Inzaghi, e forse anche per lo stesso allenatore. Napoli canta, mentre Milano, quella nerazzurra, all’indomani della disfatta con la Roma piange anche uno degli uomini che fecero le imprese dell’Inter del Mago Herrera: a 84 anni a San Paolo si è spento il grande Jair da Costa, volato via proprio il giorno del funerale di papa Francesco. Tra un mese, il 27 maggio, sarebbero stati 60 anni dal gol-vittoria di Jair nella finale di Coppa dei Campioni contro il Benfica di Eusebio. Il 31 maggio a Monaco, dove l’Inter ha da poco fatto piangere il Bayern, si terrà la finale di Champions, legittimo domandarsi, da italiani assieme agli interisti, specie quelli dotati ancora di sano ottimismo: ma noi ci saremo?
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