domenica 11 settembre 2011
L'amata fuggì con un altro. Nei boschi si nascose. Lui strappò l'intero bosco, ma non la trovò. Lui arò l'intero bosco, ma non la trovò. Seminò l'intero bosco, trasformò in pane il grano e da una quercia caduta intagliò una nave. E partì di sera, nel profondo mare. Tra pesanti rocce e onde grevi lui errò a lungo per dimenticare. Ma nel chiar di luna e delle stelle, il bosco risorgeva e le verdi foglie ricoprivano la nave e le vele.

È domenica e forse riusciamo a creare un'oasi di quiete per ascoltare la voce di un poeta. È ignoto ai più, solo lo scorso anno è stato tradotto nella nostra lingua (Orfeo rinasce nell'amore, ed.Graphe.it): si chiama Grigore Vieru ed è morto due anni fa. Incarnava la più intensa anima della lingua romena, anche se egli era della Repubblica Moldova. Ho scelto e adattato un suo canto sul tradimento e sulla sofferenza invincibile che esso genera. Ecco, spegnendo la televisione, ignorando il baccano della via, seguiamo insieme questo canto d'amore e di dolore. Quando si è lasciati dalla persona amata, c'è chi spazza via dalla casa tutti i ricordi dell'altro, cerca di crearsi una nuova esistenza, tenta di fuggire lontano, in viaggi esotici che facciano dimenticare.
E invece quei ricordi ritornano sempre a vivere, si ramificano come una foresta dai rami smisurati che ti raggiungono e ti coprono anche laggiù in quel mondo remoto in cui ti sei rifugiato. Anche qui brilla la grandezza, sia pur tragica, dell'amore. Eppure è meglio soffrire, lottare, sperare e vivere che non provare mai un sussulto, un fremito, una passione per un grande amore o un ideale alto. Forse è vera quella massima del Seicento francese: «Quando non si ama troppo, non si ama abbastanza», perché nell'amore vero non c'è la parola «risparmiarsi».
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