Voci dal Rinascimento spagnolo Fede e semplicità in tre dischi
domenica 9 novembre 2008
La rigogliosa stagione della musica rinascimentale spagnola è nata e fiorita nel clima di rinnovamento e rinsaldamento dei principi della dottrina cattolica che ha attinto linfa e ispirazione dai propositi controriformistici poi confluiti nei dettami promulgati dal Concilio di Trento; a quegli ideali estetici e artistici che auspicavano una semplificazione del linguaggio polifonico e una maggiore sobrietà espressiva a vantaggio di una più chiara intelligibilità del "sacro testo".
L'attenzione sempre crescente che studiosi e interpreti riservano a questo decisivo capitolo nella storia del repertorio sacro cinquecentesco trova esemplare riscontro in tre recenti progetti discografici incentrati su altrettanti autori di primo piano nella vita musicale della penisola iberica, e non solo. A partire dal cd intitolato Magnificat (pubblicato da Hyperion e distribuito da Sound and Music), in cui il Brabant Ensemble e il suo direttore Stephen Rice si soffermano sull'opera liturgica di Cristóbal de Morales (ca. 1500-1553), già maestro de capilla a Toledo, Siviglia e a lungo attivo come cantore presso la Cappella Pontificia di Paolo III, dove ebbe modo di affinare il proprio bagaglio tecnico e stilistico. Dobbiamo invece al gruppo vocale La Colombina la prima esecuzione assoluta di alcune pagine di Tomás Luis de Victoria (ca. 1548-1611), nato ad Ávila ma cresciuto spiritualmente a Roma, all'ombra di personaggi come Filippo Neri e Ignazio di Loyola; nell'album Ad Vesperas (pubblicato da K617 e distribuito da Ducale) è stato infatti ricostruito un ipotetico Ufficio vespertino utilizzando l'apparato dei Salmi raccolto in un manoscritto inedito da poco riscoperto.
Nel disco Streams of Tears (pubblicato da Coro e distribuito da Jupiter) la formazione corale e strumentale The Sixteen guidata da Harry Christophers si è infine avvicinata all'universo creativo di Juan Gutierrez de Padilla (ca. 1590-1664), compositore cresciuto professionalmente tra Jérez de la Frontiera e Cadice ma poi trasferitosi in Messico, dove prestò servizio presso la Cattedrale di Puebla e dove i suoi lavori rappresentarono il legame tra l'antico magistero contrappuntistico della tradizione europea e le inedite frontiere espressive spalancate sul Nuovo Mondo.
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