Vita e morte di una donna di fede: la Rete racconta qualcosa di più
mercoledì 6 settembre 2017
Attingendo ai testi pronunciati al funerale, ad altre cronache e a fonti personali due blog d'autore, quello di Luigi Accattoli e quello di don Mauro Leonardi, hanno acceso in Rete, più o meno contemporaneamente, una luce un po' più diffusa sul profilo di credente di Lina Balestrieri, la donna morta durante il recente terremoto di Ischia sulla soglia della chiesa di Casamicciola. Aveva 59 anni, era madre di 6 figli (due dei quali adottati e disabili) ed era attiva in diocesi e in parrocchia, dove stava andando a preparare un incontro di preghiera.
Grazie al suo “corrispondente” di Ischia, Ciro Di Sarno ( tinyurl.com/y7zqr8qv ), don Leonardi pubblica pressoché integralmente le parole del marito di Lina Balestrieri, Antonio Cutaneo, che dopo averla definita «una santa» non ha eluso la domanda ricorrente ogni volta che un evento naturale porta drammaticamente il lutto nelle famiglie e nelle comunità: «Davanti a tutti quelli che dicono “dov'è il tuo Dio?”, a quanti bussano e chiedono ancora che cos'è la verità, la risposta è una soltanto: “Lina ha scelto la parte migliore che non le sarà mai tolta!”. Piuttosto, un'altra è la domanda: “O morte dov'è la tua vittoria?” e dov'è infatti la vittoria della morte in una donna che ha sempre annunciato con forza le parole di San Paolo: “Per me vivere è Cristo e il morire un guadagno”?».
Accattoli, con la biografia che ha messo insieme ( tinyurl.com/ya2pgsm8 ), dà a queste parole e alla santità che il marito ha riconosciuto a Lina Balestrieri lo spessore di un percorso personale ed ecclesiale non lineare, ma dai bei frutti: «Dal vissuto cristiano veniva la sua contagiosa allegria e il buonumore con il quale agganciava ognuno che a lei si rivolgesse. La sua casa era sempre affollata, soprattutto di domenica, quando ospitava i fratelli con le famiglie e altri ospiti occasionali, facendo sentire tutti in famiglia. Ottima cuoca e buona conoscitrice delle tradizioni di Ischia, sapeva trasmettere, con contagiose spiegazioni in dialetto, la gioia di vivere e di stare insieme».
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