giovedì 21 febbraio 2013
Milano, gennaio 2004 — Stazione di Calalzo, nel Bellunese. Alle 13.04 di un mattino feriale un piccolo treno, due motrici e tre vagoni, nessuno a bordo, forse per un guasto ai freni si muove da solo, e comincia a scendere a valle. Il capostazione atterrito dà immediatamente l'allarme, ma il treno è già lontano, sui binari in pendenza. Un'automotrice parte, in un disperato inseguimento. Il treno accelera: 80, 100, 120 km l'ora, le ruote mandano scintille, ormai è un bolide inferocito, incontrollabile.Con disperata urgenza tutte le sbarre dei passaggi a livello vengono calate, mentre il treno sferraglia verso valle, cieca furia di acciaio. Che cosa può fermare un treno impazzito? A Ponte nelle Alpi viene bloccato un convoglio sul punto di risalire in direzione opposta. A bordo, probabilmente, a quell'ora, ragazzi appena usciti da scuola. (Chissà le voci, le telefonate fra i capistazione, quel mattino, e i cuori a mille; chissà le preghiere). Il treno folle arriva a Castellavazzo, verso Longarone. Improvvisamente, rallenta. Quasi di malavoglia, con un lungo cigolio di acciai roventi, alle 13.25 si ferma. Una leggera salita lo ha bloccato.Ventuno interminabili minuti. I ferrovieri sulla linea si abbracciano, qualcuno ringrazia Dio. Non è successo: venti righe, l'indomani, sui giornali.
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