Vatican girl: Orlandi, il mistero continua
giovedì 10 novembre 2022
Che Vatican girl: la scomparsa di Emanuele Orlandi fosse una serie che fa discutere lo avevano di sicuro messo in conto sia l’ideatore e regista Mark Lewis, sia Netflix che la propone. Le cose su cui discutere in effetti ci sono, eccome, ma necessitano di due premesse. La prima è che siamo di fronte non ad una serie televisiva come normalmente s’intende, bensì ad un’inchiesta allungata a quattro ore e quattro episodi con tanti momenti ripetuti a mo’ di riassunto. La seconda premessa, quella importante, è il rispetto e la comprensione per il dolore della famiglia Orlandi, che ha il sacrosanto diritto di sapere se piangere Emanuela perché morta o poterla riabbracciare perché ancora viva. Detto questo, la tesi di Vatican girl è precisa: la giovane Orlandi, cittadina dello Stato del Vaticano, è stata rapita il 22 giugno 1983, dopo di che il Vaticano è stato ricattato perché la mafia rivoleva indietro i soldi utilizzati per finanziare Solidarnosc oppure per un episodio di pedofilia nei confronti della ragazzina da parte di una persona molto vicina al Papa. La prima ipotesi è sostenuta dando totale credito al racconto di Sabrina Minardi (ex compagna del boss della Magliana, Renatino De Pedis ed ex moglie del calciatore Bruno Giordano) che avrebbe consegnato Emanuela a un alto prelato. La seconda nasce dalla testimonianza per la prima volta di un’amica con cui Emanuela si sarebbe confidata. In ogni caso, stando alla serie di Netflix, in Vaticano c’è chi sapeva e sa tutto, compresi due papi, Giovanni Paolo II e Francesco. Ma non solo: quella che arriva al telespettatore è l’immagine del Vaticano come un’associazione a delinquere. Che poi ci siano troppi misteri dietro la vicenda di Emanuela Orlandi è fuori discussione, ma che non ci si possa fidare nemmeno di un papa Santo o di uno come Bergoglio sembra davvero impossibile. © riproduzione riservata
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