Una notizia da commentare, ma solo per ventiquattro ore
mercoledì 23 novembre 2022

L’infosfera ecclesiale non è rimasta indifferente all’annuncio, diffuso domenica scorsa, che Cristina Scuccia, divenuta famosa per aver vinto nel 2014 il talent-show televisivo-canoro “The Voice”, ha abbandonato la vita religiosa. Assumendo come campione le pagine Facebook di tre testate di grande diffusione (anche) digitale come “Avvenire”, “Famiglia Cristiana” e “Aleteia”, conto poco meno di 5mila reazioni complessive alla notizia, di cui circa 1.700 commenti. Non aggiungerò altro a quanto hanno già scritto in proposito qui su “Avvenire” Angela Calvini (sul sito bit.ly/3VeAWG9 ) e Andrea Fagioli (ieri sul cartaceo, a p. 22) per concentrarmi appunto sui commenti, sottolineando subito che essi sono poco o nulla influenzati dal tenore, assai equilibrato, dei tre articoli (di Antonio Sanfrancesco per il sito di “Famiglia Cristiana” bit.ly/3ExT722 e di Silvia Lucchetti per quello di “Aleteia” bit.ly/3i3eCR4, oltre a quello già citato di Angela Calvini su “Avvenire”) in calce ai quali sono stati postati.

C’è chi continua a esprimere molto affetto, o almeno una certa simpatia verso questa giovane donna, augurandole il meglio anche dopo la scelta appena comunicata, e c’è chi, avendo provato per lei antipatia sin dall’inizio, pensa di poter dare oggi libero sfogo al suo sentire. Parecchi invocano, a difesa di Cristina Scuccia da qualsiasi critica, l’evangelico « non giudicare», alcuni altri commentano con i relativistici «contenta lei...» e «il “per sempre” non esiste (più)», ma qualcuno si confessa ferito, in quanto credente. A chi sottolinea che ha scelto il mondo mediatico rispetto alla vita consacrata, si risponde ricordando altri religiosi passati per la stessa opzione, o aggiungendo che era un esito prevedibile; non manca chi l’accusa di aver strumentalizzato l’abito per avere successo, ma c’è anche chi considera la sua decisione frutto di onestà, verso sé stessa e verso la sua congregazione. Emergono qua e là pregiudizi vari: tanto nei confronti del mondo dello spettacolo, letteralmente demonizzato, quanto rispetto alla vita religiosa, particolarmente quella femminile, e ai consigli evangelici che la caratterizzano. Tra i commenti delle ultime ore affiorano, infine, alcuni « Basta!»: a dire che l’interesse per questa notizia è già rapidamente scemato.

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