venerdì 17 giugno 2022
Il treno parte dalla stazione di Medyka, al confine fra Polonia e Ucraina, alle undici della sera. A bordo decine di uomini dell'intelligence italiana, francese, tedesca, ucraina. Quel treno, è un pezzo da novanta: Draghi, Macron, Scholz a bordo. L'Europa va a Kiev, unita, per la prima volta dall'inizio della guerra.
Le carrozze hanno arredi anni Settanta, tappezzerie sbiadite, grossi vecchi televisori. Sembra un treno dell'Urss, di prima della caduta del Muro. Dieci ore di viaggio dentro i campi di grano dell'Ucraina. Peccato non potere, da un finestrino, sentirne il profumo. Ma i leader hanno molto da fare: per mettersi d'accordo su "quale" Europa portare a Kiev. E lo sminamento dei porti? E la carestia di grano che incalza l'Africa? E le armi? Ci sono giorni in cui, solo sul fronte degli ucraini, muoiono in 500. 500 ragazzi. Il treno corre, come fosse in ritardo. Dalle cascine gli abitanti vedono filar via un barlume luminoso nella notte. I leader sono infine andati a dormire, forse essi stessi un po' sbalorditi d'essere su un convoglio che diventerà un pezzo di storia: l'Europa al capezzale di Kiev, di Bucha, di Mariupol. 77 anni dopo, la storia come un colpo di mannaia sul distratto Occidente. Verrà del buono, da quel treno superscortato che fila nella notte ucraina? L'ho guardato con emozione. Di questi tempi, non si può trascurare la più piccola speranza.
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