domenica 16 maggio 2004
Un sorriso non costa nulla e rende molto. Arricchisce chi lo riceve senza impoverire chi lo dona. Non dura che un istante, ma il suo ricordo è talora eterno. Nessuno è così ricco da poterne fare a meno, nessuno è così povero da non poterlo dare. Un sorriso dà riposo nella stanchezza; nello scoraggiamento rinnova il coraggio; nella tristezza è consolazione"
Ieri viaggiavo sulla metropolitana milanese e leggevo. Davanti a me era seduto un giovane: ho alzato gli occhi casualmente e lui mi ha fatto un cenno di saluto e ha sorriso. Eravamo pochi, data l'ora tarda, su quel vagone e non ho resistito all'idea di parlargli e così ho conosciuto la sua vita di straniero. Fioriscono tante cose da un sorriso, una realtà ormai rara perché noi ce ne stiamo così spesso incupiti e ingrugnati, nel nostro piccolo mondo di fastidi e di solitudine.E' bello, perciò, riproporre quell'elogio del sorriso che fu composto da un sacerdote oratoriano inglese, Frederik W. Faber (1814-1863), anglicano convertitosi al cattolicesimo come il suo maestro, il futuro card. John H. Newman. Un lettore di Medesano (Parma) mi ha inviato queste righe che continuano così: «Se incontrerete talora chi non vi dona l'atteso sorriso, siate generosi e date il vostro, perché nessuno ha tanto bisogno di sorriso come di chi non sa darlo agli altri». E', questa, una piccola missione da compiere in una società che ha banalizzato le relazioni o le ha rese sguaiate, permalose e imbronciate. Deponiamo il piccolo raggio di un sorriso, appena vediamo aprirsi un varco nei rapporti così freddi e indifferenti delle nostre città.
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