Un prete francese lascia i social per eccesso di popolarità
venerdì 22 dicembre 2023
Si lancia su Google il suo nome, Matthieu Jasseron, e compaiono a decine i link ai siti d’informazione francesi che danno la notizia: lascerà i social network. L’eco di tale annuncio, datato 13 dicembre, riflette la popolarità di questo sacerdote di 39 anni, parroco di Joigny, nell’Yonne (diocesi di Sens-Auxerre): due anni fa, quando lo incontrai in Rete per la prima volta (bit.ly/3yC1pB4), contava su TikTok 600mila follower, ma oggi era già arrivato a 1 milione 200mila, il doppio, senza contare quelli su Instagram e su YouTube. 1 milione e 700mila sono invece le visualizzazioni raggiunte in una settimana dal breve video in cui comunica la sua decisione. Le dichiarazioni che essa contiene non fanno riferimento all’etichetta di “progressista” generalmente applicatagli, alla difficile relazione con il suo vescovo, ai temi e alle iniziative in cui si è più esposto e infine al volume autobiografico pubblicato poche settimane fa, “Les histoires de cœur d’un jeune curé” (Flammarion). Di tutto ciò si legge sul sito del quotidiano “La Croix”, il cui resoconto è il più completo (bit.ly/3v5Q6oO) tra quelli che ho potuto leggere. A maggior ragione le parole che don Jasseron pronuncia nel video di congedo (bit.ly/476KBDM) meritano di essere conosciute una per una; e poi fatte oggetto di un’attenta analisi, utile a riflettere, ancora una volta, sulla complessità dell’incrocio tra ministero pastorale e presenza sui social network, anche sapendo che quest’ultima si è trasformata in un lavoro di squadra (in questo caso, ben otto persone). In mezzo a ripetute espressioni di gratitudine e di affetto verso chi lo ha seguito, e non senza momenti di commozione, dice: «Penso che, in fondo, non è questo ciò a cui sono chiamato», alludendo, immagino, alla sua vocazione presbiterale. Poi una sorta di confessione: «Questa posizione mediatica, a volte, lusinga il mio orgoglio in una maniera che non sempre riesco a controllare e forse, a volte, rivela anche una mia tendenza a fare un po’ il “guru”, dalla quale credo di dover diffidare». Di qui la decisione, che dice di aver preso in piena libertà: «Dopo tre anni sui social, è ora che io smetta». E una professione di fede: «Dopo tutto, io non sono niente, è Lui che trasforma le nostre vite!». © riproduzione riservata
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