sabato 24 giugno 2006
La fede è un fatto, non una serie di chiacchiere. La speranza è un gesto di luce, non un pio sentimento. La carità è un avvenimento, non una preghierina devota.Si leva alta e possente nelle pagine evangeliche la figura di Giovanni Battista che la liturgia oggi commemora. La sua coerenza, la sua voce, la sua testimonianza ci permettono il confronto con un certo cristianesimo sbiadito, scipito, infiacchito del quale siamo spesso oggi spettatori e attori. Meritano, allora, una riflessione le parole sopra citate. Le ho cercate nel libro Il deserto nella città (Paoline 1986), scritto da una figura spirituale moderna di forte intensità e sincerità, Carlo Carretto, nato ad Alessandria nel 1910 e morto nell"eremo umbro di Spello nel 1988. Vero uomo di Dio, padre spirituale e guida di molti, scrittore appassionato, egli ci ricorda l"autentico significato delle tre virtù teologali, le stelle che rischiarano il cielo dell"esistenza cristiana.Una fede che non sia teoria, luogo comune, tradizione abitudinaria; una speranza che faccia fremere e agire e non si perda nella vaga aspirazione o, peggio, nell"illusione; una carità operosa che incide nella storia, ponendosi efficacemente al servizio degli ultimi della terra, senza stingersi nella generica sensibilità devota. Questi tre appelli, pur nella loro evidenza, sono spesso smentiti da un"esistenza grigia, da un cristianesimo incolore, da interessi egoistici o dal puro e semplice quieto vivere. Mi piace, di quelle parole di Carlo Carretto, l"espressione «gesto di luce». Se c"è un"immagine che alona la figura e la vita di Cristo è proprio quella di uno squarcio di luce, come dice l"evangelista Giovanni (1, 5-8) dello stesso Cristo e del Battista, e come vorrà Gesù per il suo discepolo: «Voi siete la luce del mondo"» (Matteo 5, 14-16).
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