Un «esperimento sociale» a scuola: prima diversi, poi compagni-tifosi
venerdì 21 settembre 2018
Ho già avuto modo, poco meno di un anno fa, di segnalare qui la necessità di maneggiare con cautela il genere «esperimento sociale»: questi video appaiono parenti sempre più lontani delle gloriose candid camera e sempre più prodotti acchiappaclick che, con i dispositivi digitali odierni, chiunque può realizzare. Ciò non toglie che quello di Luca Iavarone diffuso da “Fanpage” ( tinyurl.com/ycn5yhe3 ) si meriti tutti i 5 minuti che servono per vederlo, e anche qualcuno in più per commentarlo online. La storia racconta di una ragazza “molto” musulmana (porta, se ben capisco, il niqab, velo che lascia scoperti solo gli occhi) che, al suo primo giorno di scuola, viene aggredita verbalmente dal professore con “tutti” i possibili pregiudizi razziali-religiosi esprimibili nel breve tempo di una lezione scolastica. Oggetto dell'esperimento sono gli altri studenti, giacché ragazza e professore sono due attori. Tutto avviene, precisa l'editore, con il consenso delle autorità scolastiche. Il video è ben costruito: l'insegnante è finto, ma le classi e l'atmosfera che vi si respira no; montaggio e doppiaggio fanno il resto. Lo scopo, che era «far riflettere sui temi dell'integrazione e dell'accoglienza», mi pare ottenuto. Vi si scopre che l'inserimento del diverso può anche passare attraverso l'esistenza di terreni comuni sui quali costruire legami più forti delle distanze di partenza. Ne emergono due. Uno, evidente e certo sperato dagli autori, consiste nell'avere un professore “cattivo”, e dunque nel sentimento di diventare “compagni” attraverso la comune sorte di doverne subire le angherie per tutto l'anno scolastico. L'altro, nascosto in una battuta, ma non sfuggito agli osservatori più attenti su Facebook, è la fede calcistica: alla domanda sottovoce di un compagno, «tifi Napoli?», l'attrice che impersona la nuova compagna musulmana ha la prontezza di rispondere «sì». Il che vale l'acquisizione di un'immediata cittadinanza: «Allora sei di Napoli».
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