“The Race”, serie tv che sa di déjà vu
giovedì 19 dicembre 2019
Ci sono generi televisivi e cinematografici che si rivolgono a un pubblico di appassionati. Tra questi la fantascienza, a meno che non si parli di capolavori come 2001 Odissea nello spazio o Blade runner, che allora escono dalla nicchia, si aprono al grande pubblico e mettono tutti d'accordo. Tra la fantascienza c'è anche quella che guarda poco oltre i nostri anni e più che al cielo guarda a una terra dove la vita è sempre più difficile. Insomma, una fantascienza catastrofica nella quale rientrano tanti film più o meno recenti e se vogliamo anche la serie tv britannica appena sbarcata su Sky Atlantic il martedì alle 21,15. Si tratta di The race - Corsa mortale, che racconta una storia ambientata nel Regno Unito, in un futuro prossimo, infettato da un virus dalle origini ignote, in grado di trasformare gli esseri umani in feroci creature che temono la luce e il cui unico obiettivo è infettare quanti sono rimasti sani. Per impedire il propagarsi del virus e scoraggiare quanti vogliono fuggire, un governo totalitario ha imposto un rigidissimo coprifuoco notturno controllato dalle autorità. Ma non solo: la polizia, anche di giorno, si mostra sempre disumana, pronta a sparare e uccidere. L'unico modo per abbandonare la Gran Bretagna è vincere una folle e mortale corsa clandestina organizzata da un misterioso miliardario alla quale ognuno partecipa con il mezzo che ritiene più appropriato, persino un'ambulanza. La promessa è quella di poter approdare a un luogo incontaminato dove si può uscire la notte e sdraiarsi a guardare le stelle. Diciamo subito che non è la prima volta che cinema e tv affrontano corse mortali, tutt'altro: ne abbiamo già viste di vari tipi. Dove stia, pertanto, l'originalità di questa serie, che comprende anche un pizzico di horror, non è al momento dato sapere. I primi due episodi, tra l'altro, ci hanno temporalmente scombussolato. Troppi i salti avanti e indietro nel tempo: 12 ore prima, 5 anni prima, 10 giorni prima... Inoltre certe sequenze, come ormai spesso succede, assomigliano più a un videogioco che a un film. Resta la metafora della corsa come impegno per la conquista della libertà e la speranza che nei prossimi episodi il racconto diventi più lineare e coinvolgente.
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