Stranieri, la sanatoria possibile
martedì 29 aprile 2008
Le prenotazioni fatte a dicembre scorso, via Internet, per attivare un rapporto di lavoro con un lavoratore extracomunitario, hanno ampiamente superato il numero di posti resi disponibili dal decreto flussi sull'immigrazione per l'anno 2007. Le richieste che risulteranno in esubero, al termine della procedura di rilascio del nulla osta, corrispondono a circa 600 mila posizioni di lavoratori e lavoratrici extracomunitarie, che di fatto sono già occupati in Italia, in particolare presso le famiglie come colf o badanti.
L'incertezza sulla sistemazione delle prenotazioni che non saranno accolte è aggravata, oltre che dalla massa dei richiedenti, dalla disponibilità di nuovi posti di lavoro che saranno ammessi dal prossimo decreto flussi per il 2008. Senza considerare poi che non si intravedono forme di sanatoria come soluzione su larga scala. Una soluzione intermedia potrebbe essere tuttavia considerata all'interno dell'operazione di regolarizzazione dei lavoratori in nero, scaduta a settembre scorso, e che la finanziaria di quest'anno ha riaperto fino al prossimo 30 settembre. Sono appena una decina le famiglie con colf o badanti che si sono avvalse di questa particolare sanatoria nel 2007. Il motivo principale di questo apparente disinteresse va addebitato sostanzialmente all'Inps che, nell'arco dei nove mesi concessi per la sanatoria, solo a quindici giorni dalla scadenza ha precisato che l'operazione poteva essere applicata anche ai rapporti di lavoro domestico. Prendendo due piccioni con una fava, si potrebbe introdurre una sanatoria riservata alla denuncia delle singole colf e badanti extracomunitarie, già richieste e prenotate formalmente sin dallo scorso dicembre. Non un condono, ma un nulla osta automaticamente vincolato alla iscrizione alla previdenza, senza sanzioni o interessi. La nuova operazione sarebbe coerente con i provvedimenti, sempre promessi, per le necessità delle famiglie.
Italiani all'estero. La mobilità dei lavoratori all'interno dell'Unione europea investe anche dipendenti di enti pubblici italiani. Diversi dipendenti di queste strutture sono distaccati a lavorare in un altro Stato membro dell'Unione per svolgere un servizio per conto dell'amministrazione pubblica dalla quale dipendono. A questi lavoratori assicurati presso l'Inps " secondo le ultime precisazioni dell'Istituto " si devono applicare, senza interruzioni, le norme previdenziali italiane. Il criterio assunto dall'Inps trova conferma nel Regolamento Cee del 1971 che assoggetta i dipendenti pubblici (e personale assimilato) alla legislazione dello Stato di appartenenza. Agli interessati, ad esempio, si applica per intero l'ultima riforma del welfare che ha rimodulato le regole per le pensioni di anzianità e di vecchiaia. Il criterio della legislazione nazionale è in vigore anche per i dipendenti pubblici assicurati presso l'Inpdap ma a partire dal 1998; il rilascio dei formulari di collegamento con le istituzioni estere è gestito dallo stesso Inpdap.
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