sabato 17 aprile 2004
Vieni, Signore,/ spada di fuoco,/ fra tenebra e luce:/ linea fulminante/ ove si consuma la notte.Sono pochi versi di p. David M. Turoldo. Una breve invocazione, simile a una giaculatoria. La lascio cadere nella mente di tutti in questo tempo pasquale che è appunto uno squarcio di luce nella tenebra della morte. Due sono le immagini dominanti che possono guidare e reggere la nostra meditazione. Innanzitutto c'è quella "spada di fuoco" che evoca l'analoga immagine con cui la Bibbia descrive la Parola divina, «spada a doppio taglio, viva, efficace, tagliente, penetrante fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, delle giuntura e delle midolla, scrutatrice dei sentimenti e dei pensieri del cuore» (Ebrei 4, 12).Una volta, al termine di una conferenza un ascoltatore mi disse: «Il suo discorso è stato come una spada di cristallo». Lo ringraziai perché voleva rallegrarsi per la chiarezza della proposta. Ma il compito di tutti, come testimoni e annunziatori della Parola, è piuttosto quello di diventare "spada di fuoco" per gli altri, riscaldando i cuori, sciogliendo il gelo della sfiducia, illuminando le menti. C'è, poi, l'altra immagine, quella della "linea fulminante" attorno a cui s'arrotola e si consuma il sudario nero della notte. E' un tracciato luminoso che cancella esitazioni e inciampi causati dall'oscurità. Potremmo pensare alla funzione di guida e di consiglio, di discernimento e di ammonimento. Un esercizio che non è più in uso perché si teme l'ostentazione di sé o la prevaricazione sull'altro. Rischi che si evitano se c'è amore e sincerità.
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