Sky restituisce a Moro la sua immagine
martedì 21 marzo 2017
Aldo Moro non era triste, tutt'altro: era felice, sereno (pur con qualche fissazione) e fiero del Paese che rappresentava. Lo dimostrano bene le foto, almeno le sedicimila (gran numero) raccolte dall'Archivio Flamigni. La direttrice, Ilaria Moroni, sfogliandole, racconta che lo statista ucciso dalle Brigate rosse il 9 maggio 1978 era «amato e adorato dalle piazze». Eppure, chi ricorda quegli anni di contestazioni sfociate in atti di terrorismo così violenti potrebbe avere un'idea diversa, un'immagine sbagliata. Bene quindi ha fatto SkyArteHD a proporre, nel giorno anniversario del rapimento, il 16 febbraio, un bel documentario che riscatta proprio L'immagine di Moro, come recita il titolo di questo lavoro scritto da Giuseppe Longinotti e diretto da Giuseppe Bianchi. Al centro del documentario, oltre alle varie tappe della vita pubblica, ampio spazio al percorso umano e alla vita privata di Moro. Apprendiamo così che andava benissimo a scuola con ottimi voti ad eccezione che in ginnastica. Oppure che aveva paura di volare, ma si ritrovò a fare il Ministro degli esteri. Era anche un po' ipocondriaco: sanissimo aveva paura delle malattie e viaggiava con borse di medicine. A detta del suo medico aveva «una pessima salute di ferro». E ancora l'amicizia con Pier Paolo Pasolini, nata all'indomani del Vangelo secondo Matteo per una sorta di convergenza tra la sua religiosità e la lettura evangelica del regista. Tante le massime dello statista riproposte: «La democrazia non è la dittatura della maggioranza»; «É meglio sbagliare insieme che avere ragione da soli». Quest'ultima non è una battuta: è un vero e proprio programma. Tornando alle immagini, bellissima quella di Moro sulla spiaggia con tanti parenti intorno in costume da bagno e lui in cravatta e doppiopetto rigorosamente abbottonato. Bene, infine, hanno fatto gli autori a non parlare (anche se può essere apparso strano) del rapimento e del ritrovamento del cadavere, limitandosi a far vedere la lapide in via Caetani. L'idea è superare dal punto di vista dell'immagine il “caso Moro”: quello della polaroid che lo ritrae prigioniero delle Br e del corpo rannicchiato nel portabagagli della R4 rossa. Immagini che danno quell'idea di tristezza che ci è rimasta, ma che che non corrisponde, appunto, alla realtà del personaggio: alla vera Immagine di Moro.
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