Senator Lotito, Berlusconi e la politica nel pallone
domenica 2 ottobre 2022
Ma non c'era-
vamo detti «fuori la politica dal calcio!»? E allora come spiegate l'elezione a senatore della Repubblica del presidente della Lazio Claudio Lotito? Non sono stati certo i tifosi laziali a votare il loro patron che affettuosamente chiamano “Lotirchio”, bensì gli elettori del Molise, ai quali all'inizio della campagna elettorale il divo Claudio confessò di non avere particolari legami con la regione «ma conosco bene l'Abruzzo, mio nonno era di Amatrice». Senatore Lotito bocciato in geografia, Amatrice è in provincia di Rieti, ma promosso a pieni voti dai molisani che ringrazia: «In questa campagna elettorale ho messo cuore, passione e sentimenti autentici che sono stati recepiti». Il Molise ora si aspetta che le promesse fatte vengano mantenute dal neosenatore Lotito che, da sempre, tra i laziali divide et impera. Ci sono quei tifosi che temono o sperano si distragga dalla gestione societaria, ma non sanno che Lotito è abituato a giocare da sempre su più campi, come ha dimostrato portando avanti sia la Lazio che la Salernitana. I lotitiani dell'ultima ora invece chiedono in pieno stile italico «aiutini»: «Senatore dacce il rigore», anzi meglio se «15 rigori a stagione per i prox 5 anni, 85% interventi Var a favore, max 1 cart giallo a partita, 2 scudetti, 2 coppe Italia, 1 Champions». Piccolo particolare da cui si giudica un senatore: l'elezione di Lotito è avvenuta da candidato di Forza Italia, il partito del redivivo Silvio Berlusconi. Il Cavaliere a sua volta ha cambiato squadra, passando dalla gestione del Milan “più titolato del mondo” al Monza, storica neopromossa in Serie A. Silvio non molla il calcio e tanto meno la politica. Quello dell'impegno esclusivamente in un campo, di calcio, spetta al suo fido ex antennista Adriano Galliani, il quale per seguire a tempo pieno il Monza ha rinunciato alla candidatura e alla quasi certa rielezione a senatore della Repubblica. La città di Monza chiamata alle urne ha espresso la massima riconoscenza al Cavaliere per la promozione in A e gli ha tributato il trionfo elettorale: 42,27%, con 26.125 voti a Forza Italia di cui quasi 10mila preferenze personali. Il centrodestra ha preso in mano la Repubblica fondata sul pallone, e solo uno della coalizione, numeri alla mano, ha perso: il leader leghista Matteo Salvini. Tanti anni fa questa rubrica era nata per dimostrare come il “politichese”, le frasi della settimana dei nostri politici, si fondevano con il linguaggio calcistico o “calcese”, ma il cuore Toro Massimo Gramellini ha alzato il tiro. Per indicare lo “strasconfitto” Salvini, Gramellini si è affidato a un amarcord un po' forzato: «Ricorda un mio mito adolescenziale, il regista del Toro dello scudetto Eraldo Pecci, quando diceva: “Io, Graziani e Pulici segniamo 40 gol a stagione”, dimenticandosi di aggiungere che, di quei 40, 39 li segnavano gli altri due». Cartellino giallo: il nobile Eraldo Pecci non se lo merita un simile accostamento.
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