Scatto di Sky Arte col suo foto-show
giovedì 30 maggio 2019
«Fotografo: colui che scrive con la luce». Parola di Oliviero Toscani. E la luce dell'immagine fissa si dice sia tornata a brillare. Qualche tempo la fotografia sembrava non avere futuro. Una volta tanto persino gli smartphone e i social potrebbero acquisire un merito. In realtà la foto può essere un'opera d'arte e come tale avrà sempre un futuro, addirittura in bianco e nero più che a colori. Prova ne sia la quarta edizione di Master of photography, il primo tv show europeo dedicato al mondo della fotografia, tornato martedì alle 21,15 su Sky Arte e disponibile anche su Sky On Demand. Otto giovani concorrenti, selezionati da tutta Europa, devono dimostrare a una giuria di fotografi ed esperti di fama mondiale di avere creatività, istinto e versatilità. Le varie prove, su diversi generi fotografici (paesaggio, ritratto, reportage...), avvengono in giro per il Vecchio continente. La prima ha avuto per sfondo Ostia Antica. Obiettivo: catturare, in una sola immagine, il rapporto tra antico e moderno. A giudicare le capacità tecniche e artistiche dei concorrenti ci sono anche quest'anno il rammentato Oliviero Toscani, fotografo italiano, con Elisabeth Biondi, visual editor del “New Yorker”, e Mark Sealy, storico e docente britannico. Ad affiancarli alcune star del mondo dello scatto come Paolo Pellegrin, ospite della prima puntata. Master of photography è dunque un talent della fotografia e come tutti i talent rispetta le solite regole: la competizione, l'eliminazione, i giudizi severi dei giurati, qualche lacrima, l'appellativo “fotografi!” pronunciato allo stesso modo di “naufraghi!” o di “viaggiatori!”. La differenza è che questo è un talent se non proprio per addetti ai lavori, certamente per gli appassionati di fotografia. Non è un caso che, oltre alla smaccata pubblicità di una nota azienda leader del settore, vengano forniti i dati tecnici con cui ogni immagine è stata realizzata. Ma la sfida di raccontare una storia con un solo scatto può affascinare anche i profani. L'annoso problema è semmai, ancora una volta, quello del doppiaggio innaturale. Persino Toscani, che doppia se stesso, sembra recitare (malamente). Da qui la domanda se l'idea dei sottotitoli sia proprio da escludere.
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